De Cecco, Marcello Moneta e impero : economia e finanza internazionale dal 1890 al 1914 / Marcello De Cecco ; a cura di Alfredo Gigliobianco. – Roma : Donzelli, 2016. – XXVIII, 284 p. ; 22 cm. – (Saggi. Storia e scienze sociali).) – [ISBN] 978-88-6843-566-0. – [BNI] 2017-3552.
Indice
Leggere un classico Introduzione di Alfredo Gigliobianco Prefazione (1984) Premessa (1979) Prefazione (1974) I . Il sistema aureo internazionale nella letteratura economica II . La situazione economica internazionale dopo il 1870 III . Breve storia della diffusione del sistema aureo nel mondo IV . Vicissitudini monetarie indiane V . Lo sviluppo del sistema finanziario inglese nell’età del gold standard internazionale VI . Il sistema finanziario internazionale (1890 – 1914) VII . La crisi del 1914 e la fine del gold standard internazionale Appendici 1. Memorandum sulle riserve auree di Basil P. Blackett 2. Memorandum sulle riserve auree di George Paish 3. Visita compiuta presso la Banca d’Inghilterra, di John Bradbury 4. Lettera delle clearing banks e risposta di Lloyd George 5. Lettera di John Bradbury a Maurice Bonham Carter 6. Lettere di George Paish a David Lloyd George La restaurazione del sistema finanziario internazionale (1993)
SEGUE Presentazione dell’editore, Presentazione, Recensione analitica, Conclusioni, Bibliografia, Recensione di Tommaso Brollo su Pandora Rivista
Il report contiene Presentazione redazionale Indice del volume Introduzione dell’autore Recensione di Enrico Paventi Il Manifesto 27-5-25 Note e principali opere dell’autore
Colombo, Alessandro <1961- > Il suicidio della pace : perché l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989-2024) / Alessandro Colombo. – Milano : Raffaello Cortina, 2025. – XV, 333 p. ; 23 cm. – (Saggi ; 163).) – [ISBN] 978-88-328-5723-8.
Anni 2000. Si è appena dissolta l’URSS, finisce ogni forma di Guerra Fredda, gli USA restano soli a governare il mondo. E’ la fine della storia? a vedere l’oggi sembra proprio di no. Alessandro Colombo, professore di Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Milano e responsabile del Programma Relazioni Transatlantiche dell’ISPI, nonché autore di numerosi saggi, ci propone un’attenta disanima della crisi geopolitica tuttora in corso.
Il libro analizza il drammatico mutamento dello scenario internazionale dopo la fine della Guerra fredda, segnato dal ritorno dello spettro di una guerra fra grandi potenze, dalla crisi dell’ordine liberale e dall’erosione dei suoi principi fondativi. Dopo un periodo di apparente stabilità e ottimismo negli anni ’90, l’autore sostiene che il mondo è precipitato in una fase di “multicrisi” globale, segnata da conflitti armati, crescente instabilità e ridefinizione dei rapporti tra l’Occidente e il resto del mondo.
La prima parte del volume ricostruisce l’ambizione originaria dell’ordine internazionale nato dopo il 1989: un progetto di portata storica, cosmopolita nei principi ma spesso escludente nella pratica, sostenuto paradossalmente anche attraverso l’uso della forza. La seconda parte segue la traiettoria della sua progressiva disgregazione, individuando cinque fasi chiave – dall’11 settembre alla pandemia, dalla guerra in Ucraina al nuovo conflitto in Medio Oriente – che hanno condotto al disordine globale attuale.
Il testo invita a superare letture semplificatorie e a riconoscere come la crisi attuale sia radicata nelle contraddizioni del trentennio post-Guerra fredda. Un’opera che sollecita una riflessione critica sul presente e sulla possibilità di un nuovo ordine internazionale.
Le 5 fasi della crisi (2000-2025). La storia continua
1. Radicalizzazione e involuzione del progetto di Nuovo Ordine Mondiale (2001–2003)
Innescata dallo choc dell’11 settembre 2001.
Si avvia la “guerra globale al terrore”, che comporta un uso crescente e sistematico della forza militare da parte degli Stati Uniti.
Culmina con l’invasione anglo-americana dell’Iraq nel 2003, che compromette la legittimità e la reputazione dell’ordine liberale internazionale.
2. Erosione economico-politica dovuta alla crisi del 2007–2008
La crisi finanziaria globale mette a nudo le fragilità del modello economico dominante.
Emergono gravi conseguenze sociali e politiche, soprattutto in Occidente: disuguaglianze, populismi, sfiducia nelle élite.
Si accentua il declino della capacità occidentale di dare forma e stabilità all’ordine globale.
3. Ricomparsa degli sfidanti e ritorno della competizione tra grandi potenze
Russia e Cina tornano ad affermare le proprie ambizioni geopolitiche.
Si chiude il ciclo dell’unipolarismo statunitense, emergendo un mondo multipolare con crescente instabilità sistemica.
Si indebolisce ulteriormente l’idea di un ordine universale condiviso.
4. Crollo dell’ordine internazionale sotto i colpi di tre choc globali successivi
Pandemia di Covid-19: evidenzia la fragilità delle istituzioni multilaterali e la competizione tra stati.
Guerra in Ucraina (dal 2022): riporta la guerra tra stati nel cuore dell’Europa e mina i principi fondamentali dell’ordine post-1945.
Nuova guerra in Medio Oriente: ulteriore destabilizzazione in una regione chiave, con effetti geopolitici a catena.
5. Il mondo fuori controllo (situazione attuale, 2025)
Nessun attore ha più la capacità (o la volontà) di ricostruire un nuovo ordine stabile.
L’intero sistema di legittimità internazionale (regole, istituzioni, distinzione tra guerre “legittime” e “illegittime”) risulta delegittimato.
Si configura una crisi epocale e sistemica, che segna la fine dell’illusione di un ordine mondiale post-storico.
Segue: Indice del volume; Introduzione dell’autore; Recensione di Enrico Paventi Il Manifesto 27-5-25; Note e principali opere dell’autore
Un libro ed un convegno
Il 15 Maggio ore 17:00 al Teatro l’Affratellamento
Presentazione del libro di Piergiorgio Ardeni Le classi sociali in Italia oggi
Informazioni sul libro
Le classi sociali in Italia oggi di Pier Giorgio Ardeni (Laterza, 2024) è un’opera che riprende e aggiorna il pionieristico Saggio sulle classi sociali di Paolo Sylos Labini (1974), interrogandosi sull’evoluzione della stratificazione sociale italiana negli ultimi cinquant’anni. Ardeni, economista e studioso dello sviluppo, sfata il luogo comune secondo cui le classi sociali sarebbero scomparse, dimostrando come, nonostante i mutamenti economici e culturali, le disuguaglianze strutturali permangano e influenzino mobilità sociale, accesso all’istruzione e opportunità economiche.
Attraverso un approccio multidisciplinare – che combina sociologia, economia e scienza politica – il libro analizza dati quantitativi e rielabora categorie classiche (borghesia, piccola borghesia, classe operaia) alla luce delle trasformazioni del capitalismo globale, della precarizzazione del lavoro e della polarizzazione dei redditi. L’obiettivo è mostrare come, nonostante la retorica neoliberista dell’”ascensore sociale” e della “società middle-class”, l’Italia resti un paese caratterizzato da un’immobilità sociale crescente, dove l’origine familiare continua a determinare destino economico e status.
SEGUE: Parole chiave, Sintesi analitica by Deepseek, Indice del volume, Link a recensione di Arnaldo Bagnasco.
dal Collettivo La Gauche una lunga recensione di Le capitalisme cognitif : La nouvelle grande transformation di Yann Moulier-Boutang pubblicata su Sinistrainrete.
Una sintesi orientativa
Il libro Le capitalisme cognitif : La nouvelle grande transformation di Yann Moulier-Boutang analizza le trasformazioni economiche indotte dalla globalizzazione neoliberale, sostenendo che il capitalismo industriale non è più sufficiente per comprendere la realtà attuale. L’autore introduce il concetto di capitalismo cognitivo, in cui il valore economico deriva dal lavoro immateriale, dall’innovazione e dall’intelligenza collettiva, piuttosto che dalla forza-lavoro fisica.
Questa nuova forma di capitalismo si basa su tre elementi chiave:
Lavoro immateriale – La produzione di ricchezza avviene attraverso la conoscenza e l’innovazione piuttosto che attraverso la produzione materiale.
Cattura delle esternalità positive – Le interazioni fuori dal mercato, come la condivisione di conoscenza e la cooperazione, diventano essenziali per la crescita economica.
Forza cognitiva collettiva – L’innovazione è il risultato di una rete di collaborazioni piuttosto che della semplice produttività individuale.
Un libro: Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi / Howard Zinn
La Prefazione di Francesco Costa
La presentazione dell’editore
Il sommario del volume
Una recensione di Alessandro Visalli
In premessa un breve abstract ed una sintesi schematica
Sommario
Prefazione di Francesco Costa l. Colombo, gli indiani e il progresso umano 2. La barriera del colore 3. Persone di condizione bassa e vile 4. La tirannia è tirannia 5. Una specie di rivoluzione 6. Oppresse nell’intimo 7. Finché l’erba crescerà e l’acqua scorrerà 8. «Non prendiamo nulla con la forza, Dio sia lodato» 9. Schiavitù senza sottomissione, emancipazione senza libertà 10. L’altra guerra civile 11. I robber barons e i ribelli 12. L’impero e il popolo 13. La sfida socialista 14. «La guerra è salute per lo stato» 15. Difendersi in tempi duri 16. Una guerra del popolo? 17. « … Oppure esplode?» 18. Vietnam: la vittoria impossibile 19. Sorprese 20. Gli anni settanta: sotto controllo? 21. Cuter, Reagan, Bush: il consenso bipartisan 22. La resistenza ignorata 23. La presidenza Clinton e la crisi della democrazia 24. L’imminente rivolta dei guardiani Bibliografia Indice analitico
Sunto della recensione
La recensione di Alessandro Visalli sul libro Storia del popolo americano di Howard Zinn presenta un’analisi approfondita dell’opera, che offre una visione alternativa della storia degli Stati Uniti, focalizzandosi sulle lotte popolari, le oppressioni sociali e i meccanismi di controllo delle élite. Zinn adotta una prospettiva “dal basso”, evidenziando il ruolo delle disuguaglianze e delle colonizzazioni interne nella formazione della società americana.
Il libro inizia con la “scoperta” delle Americhe, descrivendo il genocidio delle popolazioni indigene e lo sfruttamento coloniale. Si passa poi alla colonizzazione inglese del Nord America, distinta da quella spagnola e francese per il carattere semi-spontaneo e religioso. Viene analizzato il ruolo della schiavitù africana nell’economia coloniale e l’impatto devastante del traffico di schiavi sull’Africa. Infine, si esplorano le dinamiche sociali ed economiche dei coloni inglesi, spesso provenienti da classi marginalizzate in cerca di opportunità.
Traduzione di
Imperialism and Globalization
by Samir Amin
https://monthlyreview.org/2001/06/01/imperialism-and-globalization/
Monthly Review 2001, Volume 53, Numero 02 (giugno)
Monthly Review 2001/6 01 giugno 2001)
Argomenti: Imperialismo, Economia politica, Stagnazione,
SAMIR AMIN (1931-2018) è stato direttore dell’Ufficio Africano (a Dakar, Senegal) del Terzo Forum Mondiale, un’associazione internazionale non governativa per la ricerca e il dibattito. È autore di numerosi libri e articoli tra cui Spectres of Capitalism (New York: Monthly Review Press, 1998). Questo articolo è una ricostruzione degli appunti di un discorso tenuto al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, in Brasile, nel gennaio 2001.
ABSTRACT
L’imperialismo è una caratteristica intrinseca dell’espansione capitalistica, non semplicemente una fase successiva. Egli divide la conquista imperialista in tre fasi principali:
La fase mercantilista: Caratterizzata dalla conquista europea delle Americhe, con la distruzione delle civiltà indigene e l’istituzione della schiavitù.
La fase della rivoluzione industriale: Caratterizzata dal colonialismo in Asia e Africa, basata sull’apertura dei mercati e sull’appropriazione delle risorse naturali. Questa fase ha creato una polarizzazione globale significativa, aumentando la disuguaglianza tra i popoli.
La fase attuale: Considerata una terza ondata di devastazione imperialista, guidata dal crollo del blocco sovietico e focalizzata sul controllo dei mercati, lo sfruttamento delle risorse e la supremazia statunitense.
Amin critica la retorica occidentale di “missione civilizzatrice” e “dovere di intervento”, smascherando il doppio standard applicato nella difesa della democrazia e dei diritti umani. Egli contesta la convergenza tra democrazia e mercato, sostenendo che la storia dimostra come il capitalismo tenda a subordinare la democrazia ai suoi interessi economici. L’autore sottolinea che l’espansione dei diritti democratici è stata il risultato delle lotte sociali contro il sistema capitalistico.
Amin mette in guardia contro il culturalismo e l’identitarismo, sottolineando che la democrazia deve essere universalista e non tollerare il particolarismo. L’autore prevede l’ascesa di nuove lotte sociali che si oppongono al sistema globale e mette in guardia dai pericoli dell’autoritarismo, che si annida nel capitalismo, sottolineando come il sistema cerchi di frammentare le forze potenzialmente ostili, favorendo l’identità separata. Amin conclude che la vera democrazia è essenziale per lo sviluppo, ma questo sviluppo deve essere nel contesto di una società post-capitalista, e questa trasformazione richiede sia socialismo che democrazia.
L’imperialismo non è uno stadio, e nemmeno il più alto, del capitalismo: fin dall’inizio, è inerente all’espansione del capitalismo. La conquista imperialista del pianeta da parte degli europei e dei loro figli nordamericani è stata condotta in due fasi e forse sta entrando in una terza.
Chi era Donald Trump. Le analisi del primo mandato per un confronto con quelle della seconda presidenza.
Bolt Rasmussen, Mikkel
La contro rivoluzione di Trump : fascismo e democrazia / Mikkel Bolt Rasmussen. – Milano : Agenzia X, 2019. – 150 p. ; 21 cm. – [ISBN] 978-88-98922-98-7.
Il report contiene: Scheda dell’editore italiano ed Indice
Scheda editore
Il fascismo non è l’opposto della democrazia ma nasce, cresce e trionfa nel suo stesso seno quando una crisi esige di restaurare l’ordine e prevenire l’emergere di vere alternative. Sotto la pressione di una crisi come quella attuale, la forma politica del turbocapitalismo può scivolare dalla democrazia al fascismo, poiché l’aspetto più importante per entrambi è quello di salvaguardare la proprietà privata, rinforzare gli interessi delle grandi aziende e tenere a freno quel proletariato che non può essere integrato nel metabolismo del sistema. In questo modo, la democrazia liberale e il fascismo non sono l’una l’opposto dell’altro: i loro tratti comuni sono più importanti dei loro punti di divergenza. Un libro che analizza l’esercizio del potere di Donald Trump per decifrare la formazione di un’ideologia nemica di ogni cambiamento sociale. Dopo quarant’anni di sviluppo estremo e diseguale, Trump mescola cultura pop e ultranazionalismo nel tentativo di rinnovare la vecchia alleanza tra la classe operaia bianca e quella dominante. All’indomani della crisi finanziaria del 2008, delle primavere arabe, dei movimenti come Occupy e Black Lives Matter, si vuole proiettare l’immagine di un’America minacciata, ma capace di riconfigurarsi come una comunità unita, bianca e patriarcale: Make America great again. Un semplice slogan nel quale il razzismo e il protezionismo si combinano in una forma di fascismo postmoderno, una controrivoluzione globale dotata di un immaginario, un linguaggio e una strategia comune che vede in Matteo Salvini uno dei suoi più fedeli interpreti.
Traduzione di
Late Imperialism
Fifty Years After Harry Magdoff’s The Age of Imperialism
by John Bellamy Foster
https://monthlyreview.org/2019/07/01/late-imperialism/
Monthly Review 2019/7 n.71
Cinquant’anni dopo L’età dell’imperialismo di Harry Magdoff
di J.B.Foster
Monthly Review 2019/7 – (01 luglio 2019)
L’opera più influente sull’imperialismo rimane il classico studio di V. I. Lenin di un secolo fa, L’imperialismo: l’ultima fase del capitalismo (meglio conosciuto con il titolo datogli dopo la sua prima pubblicazione, L’imperialismo: la fase più alta del capitalismo).1 Lenin utilizzò il termine imperialismo moderno o semplicemente imperialismo per riferirsi all’epoca del capitale concentrato, durante la quale il mondo intero veniva smembrato dagli stati dirigenti e dalle loro corporazioni, distinguendo la fase imperialista dal colonialismo/imperialismo delle fasi mercantiliste e liberamente competitive del capitalismo che l’avevano preceduta. “La politica coloniale e l’imperialismo”, insisteva Lenin, “esistevano prima di quest’ultima fase [imperialista] del capitalismo, e anche prima del capitalismo”.2
La nuova fase imperialista, iniziata nell’ultimo quarto del diciannovesimo secolo e protrattasi fino al ventesimo secolo, è stata vista come un prodotto della crescita delle gigantesche imprese capitaliste con potere monopolistico, della stretta connessione forgiata tra queste corporazioni e gli stati-nazione in cui sono sorte, e della conseguente lotta per il controllo delle popolazioni e delle risorse del mondo, che ha portato alla competizione intercapitalista e alla guerra. “Se fosse necessario dare la definizione più sintetica possibile dell’imperialismo [come “fase speciale”]”, scriveva Lenin, “dovremmo dire che l’imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo”.3
Sulla base di due libri che raccolgono un’ampia panoramica del vivace dibattito tra le diverse scuole del marxismo italiano del dopoguerra intervengono: Vittoria Franco (filosofa), Guido Liguori (Università della Calabria), Sergio Filippo Magni (Università di Pavia)
Un convegno dell’ Istituto Gramsci di Firenze
Le Murate Firenze 19-2-25 ore 17-18,30
I Marx del Pci : Protagonisti, stagioni, scuole a cura, di Lelio La Porta e Guido Liguori. Bordeauxedizioni, 2025.
Attraverso una molteplicità di voci e contributi, questo libro ricostruisce le diverse letture di Marx che nutrirono la cultura dei comunisti italiani, un patrimonio ideale da riscoprire e studiare ancora. I capitoli che compongono il volume sono dedicati ad Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Galvano della Volpe (e i dellavolpiani), Lucio Colletti, Cesare Luporini, Valentino Gerratana, Mario Alighiero Manacorda, Antonio Banfi, Nicola Badaloni, Ludovico Geymonat, Biagio De Giovanni, Franco Cassano e Giuseppe Vacca.
La battaglia delle idee : il partito comunista italiano e la filosofia nel secondo dopoguerra / a cura di Matteo Cavalleri e Francesco Cerrato. Luca Sossella editore, 2024
Il rapporto tra il Partito comunista italiano e la filosofia fu tutt’altro che formale o superficiale. La cultura politica del Partito, dei suoi quadri dirigenti e delle sue e suoi militanti, si nutrì spesso di letture e riflessioni filosofiche. Molte filosofe e filosofi italiani furono “intellettuali organici”, altre e altri con il Partito dialogarono, talvolta polemizzarono. Il Pci non si limitò a osservare, ma intervenne attivamente nel dibattito filosofico: pubblicando saggi e recensioni sui propri organi di stampa, organizzando convegni e promuovendo dibattiti. Quali erano le ragioni di questa vicinanza? Chi furono le protagoniste e i protagonisti di questo confronto? Il libro esplora la logica, le questioni teoriche e la storia di un rapporto intenso e necessario, complesso e non privo di attriti, sempre incentrato sul tema della pensabilità e praticabilità della trasformazione storica.
Il volume è stato stampato con il contributo della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e del Dipartimento di Filosofia, Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Indice
Idee, mutamento storico e prassi politica. Il Pci e la filosofia / Matteo Cavalleri e Francesco Cerrato
Parte I Il Pci e la filosofia
1.1 Organizzazione e cultura Storia e storicismo nel pensiero comunista del dopoguerra. Una riflessione sul Togliatti di “Rinascita” / Giulia Bassi L’egemonia perduta. Rossana Rossanda e la politica culturale del Pci negli anni sessanta / Alessandro Barile Il Pci di Berlinguer e le politiche della filosofia /Giulio Azzolini 1.2 Tornanti storici “Dal marxismo ai marxismi”: Partito e intellettuali in Italia dal 1956 al 1967 / Giulia Dettori Il Partito comunista italiano e Herbert Marcuse: il dialogo a distanza nell’anno degli studenti / Fiammetta Balestracci Vedove di Lenin o figlie di Irigaray? Il Partito comunista e il femminismo tra emancipazione e liberazione / Carlotta Cossutta
Parte II Intellettuali, filosofia e Pci
2.1 Traiettorie marxiste Cesare Luporini, la filosofia e il Pci Sergio / Filippo Magni Dialettica e positivismo nel marxismo italiano post-bellico: la polemica di Luporini con la scuola dellavolpiana / Giorgio Cesarale Badaloni e la ricerca della libertà (comunista). Note introduttive / Gregorio De Paola Organizzazione e critica dell’ideologia. Scienza, pratica e lotta politica nel marxismo di Raniero Panzieri / Francesco Cerrato Mario Tronti e il partito come problema. Fenomenologia del Pci e metafisica del politico / Jamila M.H. Mascat 2.2 Intersezioni filosofiche Sull’“implacata ‘concordia discorde’” dei filosofi di Milano col Pci / Fabio Minazzi Norberto Bobbio e il Partito comunista (1951-1955) / Stefano Zappoli Sbloccare le “verità interne”. Filosofia e politica rivoluzionaria in Franco Rodano / Matteo Cavalleri Postfazione Filosofia e trasformazione. La funzione del pensiero critico nell’azione del Pci durante la Prima Repubblica / Alberto Burgio