La chimera dell’esercito europeo e i fumi di Draghi” di Corrado Cirio

Una sintesi dell’articolo di Corrado Cirio pubblicata su Il Ponte, n 2 2025
Immagine redazionale
Sintesi a cura di deepseek

Sintesi analitica realizzata da Deepseek del saggio “La chimera dell’esercito europeo e i fumi di Draghi” di Corrado Cirio in Il Ponte 2025/2
1. Contesto e tesi centrale

Il saggio critica il Documento Draghi (settembre 2024) sulla difesa europea, denunciandone le contraddizioni e l’asservimento alla NATO e agli interessi statunitensi. La tesi principale è che:

  • L’idea di un “esercito europeo” autonomo sia una chimera, poiché l’UE manca di sovranità reale e di una catena di comando indipendente.
  • La militarizzazione dell’Europa proposta da Draghi (aumento spese militari, investimenti nell’industria bellica) è controproducente:
  • Non risolve le carenze tecnologiche dell’UE (ritardo in ricerca, scarsità di laureati STEM).
  • Alimenta una spirale di insicurezza globale (es. corsa agli armamenti).
  • Avvantaggia principalmente gli USA, che controllano la NATO e impongono standard militari.
2. Critiche al Documento Draghi

Falsa narrazione della “minaccia russa”:

  • La Russia (145 milioni di abitanti, 17 milioni di km²) non ha capacità né interesse a invadere l’UE (450 milioni di abitanti, 10 milioni di km²).
  • La NATO ha provocato il conflitto in Ucraina rifiutando ogni negoziato pre-2022 e addestrando l’esercito ucraino dal 2014.

Ipocrisia della spesa militare UE:

  • La spesa UE (313 miliardi di dollari nel 2023) è già superiore a quella cinese e tripla quella russa.
  • L’industria bellica europea è forte nell’export (52 miliardi di € nel 2022), ma Draghi ignora questi dati per giustificare ulteriori investimenti.

Ricadute tecnologiche? Illusorie:

Gli investimenti in R&S militare (“dual use”) sono meno efficaci di quelli diretti in università e ricerca civile (es. modello cinese).

3. Subordinazione dell’UE alla NATO
  • Storico: Dal 1949, la NATO garantisce la difesa europea in cambio di sovranità limitata per l’UE.
  • Dopo il 24 febbraio 2022 (invasione russa dell’Ucraina):
  • L’UE ha adottato in poche ore sanzioni identiche a quelle USA, rivelando un copione preordinato.
  • Propaganda di guerra: Narrazione univoca (“Russia aggressore, Ucraina vittima”) e censura del dissenso.
  • Dipendenza militare: Le risorse europee sono state dirottate verso l’Ucraina senza dibattito (es. uso del “Fondo per la pace” per comprare munizioni).
4. Perché un esercito europeo è impossibile

Un “player globale” (come USA, Cina, Russia) richiede:

  • Deterrenza nucleare autonoma (solo la Francia ha testate, ma non le cederà).
  • Intelligence indipendente (l’UE esclusa dai “Five Eyes”).
  • Catena di comando unificata (inesistente, con 27 eserciti nazionali).
  • Industria bellica sovrana (oggi dipendente da standard NATO/USA).
  • Identità politica condivisa (inesistente: lingue, culture e interessi divergenti).
  • Risorse finanziarie (l’euro è l’unico asset autonomo, ma sotto attacco).
  • Risultato: L’UE è un vaso di coccio in mano alla NATO, che decide al posto suo.
5. Conseguenze per l’Europa
  • Deindustrializzazione: Sanzioni alla Russia hanno quadruplicato i costi energetici, favorendo le esportazioni USA.
  • Perdita di sovranità: Le decisioni S&D (Sicurezza e Difesa) sono sempre più subordinate alla NATO.

Rischi geopolitici:

  • La Germania potrebbe riarmarsi, scatenando una reazione nucleare russa.
  • L’UE è vittima della guerra ibrida USA (es. sabotaggio del North Stream).
6. Alternative proposte
  • Rifiutare la logica dei blocchi: Adottare un multilateralismo (es. Dichiarazione di Kazan 2024).
  • Investire in ricerca civile, non militare.
  • Ridurre la dipendenza dalla NATO e dagli USA, puntando su una difesa coordinata ma non centralizzata.
  • Difendere l’euro come moneta alternativa al dollaro.
7. Giudizio critico

Punti di forza:

  • Analisi documentata della subordinazione UE alla NATO.
  • Smascheramento della propaganda bellica (“minaccia russa”).
  • Critica alla militarizzazione come soluzione ai problemi UE.

Limiti:

  • Visione idealizzata della Russia (ignora corruzione e autoritarismo).
  • Sottovaluta il ruolo della Cina nello scontro globale.
  • Nessuna proposta concreta per un’UE sovrana al di fuori della NATO.
  • Conclusione: Il saggio è un monito necessario contro l’irrazionalità militarista, ma manca di una roadmap realistica per l’autonomia europea.

Report ISPI 2025. L’ora della verità

Il Report contiene
Presentazione dell’editore
Sintesi by Deepseek
Commento di Gian Luigi Betti
Indice dell’opera
Introduzione dei curatori Alessandro Volpi e Paolo Magri

Dagli Stati Uniti di Trump alla Cina di Xi, dal conflitto in Ucraina a quelli (incrociati) in Medio Oriente, non c’è dubbio che per molti attori internazionali sia sempre più vicina “l’ora della verità”. Trump è già all’opera, ma quanto potrà davvero continuare a fare il disrupter-in-chief? Con quali conseguenze sull’ordine internazionale e sui principali alleati e avversari degli Stati Uniti? E con il fragile cessate il fuoco a Gaza è scoccata l’ora della verità anche per il governo Netanyahu e per Hamas?
È, d’altronde, l’ora della verità anche per l’Europa. In un contesto segnato da crisi internazionali, appuntamenti elettorali nazionali (in Germania) e ricorrenti crisi politiche (in Francia), i governi nazionali e una Commissione europea appena entrata in carica dovranno andare alla ricerca di risposte condivise su difesa, sicurezza economica e transizione verde.
Di tutte queste “ore della verità” parla il Rapporto ISPI 2025 con cui puntiamo a offrire, una volta di più, una bussola per un mondo che cambia.

Sintesi schematica by DeepSeek

Presentazione del Rapporto ISPI 2025

Titolo: Rapporto ISPI 2025 – L’ora della verità per l’ordine internazionale
Curatori: Alessandro Colombo e Paolo Magri

Il Rapporto ISPI 2025 analizza lo stato critico dell’ordine internazionale, segnato da crisi geopolitiche, economiche e istituzionali senza precedenti. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’instabilità globale entra in una nuova fase, caratterizzata da tensioni transatlantiche, guerre regionali (Ucraina, Medio Oriente), e il declino del multilateralismo. Il volume esplora le sfide per l’Occidente, l’ascesa dei BRICS+, le contraddizioni della transizione ecologica e il rischio di una bipolarizzazione USA-Cina.


Segue : Sintesi schematica by Deepseek, Commento di Gian Luigi Betti, Indice dell’opera, Introduzione dei curatori Alessandro Volpi e Paolo Magri

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Benvenuti nell’era complessa

Benvenuti nell’era complessa di Pierluigi Fagan. Diarkos, 2025
Il report contiene
Scheda bibliografica SBN
Indice breve ed Indice esteso
Presentazione dell’autore (prima dell’edizione) e guida alla lettura
Nota dell’autore nella edizione del libro

Fagan, Pierluigi
Benvenuti nell’era complessa : mappe e strumenti del pensiero per esplorare il mondo nuovo in formazione / Pierluigi Fagan. – Santarcangelo di Romagna : Diarkos, 2025. – 566 p. ; 21 cm. – (Saggi).) – [ISBN] 978-88-361-6424-0.

Pierluigi Fagan

La tesi del libro è che siamo entrati in una nuova era storica che sopravviene a quella moderna, come il Moderno sopravenne al Medioevo e questo all’Era Antica. Si propone di chiamare questa era “complessa” secondo la definizione che daremo del termine. Propriamente, saremmo in quella transizione che secondo il Gramsci non è più il prima, ma non è ancora pienamente il dopo, lì dove si manifestano fenomeni che definì “morbosi” (oscuri, contradditori, etc.). Ciò che entra nella nuova era siamo noi, individualmente e socialmente intesi, quindi le nostre società, gli ordini interni ed esterni, i modi sociali (di produzione, di gerarchia, di relazione, di cultura, d relazioni geopolitiche, di atteggiamenti ecologici, di sviluppi tecnologici etc.), nonché le mentalità che qui chiamiamo “immagini di mondo”.

In queste transizioni storiche, ogni società e per società qui intendiamo il nostro comune “veicolo adattivo” ovvero il sistema che usiamo tutti per garantirci miglior adattamento a mondo ed ai tempi, va ad un vaglio di adeguatezza. Ci va per forza perché ogni società e mentalità riflessa si sono forgiate nel tempo del passato in cui la realtà era diversa. Il libro allora è una indagine per verificare le nostre società e riflesse mentalità alla luce di questo problema dell’adattamento ai nuovi tempi.

L’indagine si sviluppa in dieci capitoli e quattro sezioni.
Segue Indice breve e Presentazione dell’autore (guida alla lettura) Indice esteso Nota dell’autore nella edizione del libro

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La Cina sta finalmente spezzando la morsa degli Stati Uniti? di Sam King MRonline 5-6-25

FONTE MRonline
Is China finally breaking the U.S. Stranglehold? | MR Online By Sam King (Posted Jun 05, 2025)
TRADUZIONE redazionale
PRESENTAZIONE SINTESI by ChatGPT


Presentazione

Il saggio di Sam King propone un’analisi critica del rapporto tra Stati Uniti e Cina nel contesto della trasformazione del sistema economico mondiale. L’autore affronta il tema della supremazia statunitense costruita nel secondo dopoguerra e sostenuta attraverso strumenti economici, militari e ideologici, e ne descrive l’evoluzione a fronte dell’ascesa cinese, che negli ultimi decenni ha messo in discussione l’ordine neoliberale e unipolare dominato da Washington. Il cuore del testo consiste in una ricostruzione delle strategie adottate dagli USA per mantenere la loro egemonia—spesso a discapito dei propri alleati e del Sud globale—e delle resistenze emergenti, prima fra tutte quella della Cina, che sostiene un modello alternativo di sviluppo basato su un forte intervento statale.


Sintesi analitica

1. L’egemonia americana e la risposta alla crisi degli anni ’70
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti emersero come potenza egemone, con una posizione dominante sul piano economico e militare. Negli anni ’70, la crisi della redditività e la fine del boom postbellico minarono questa supremazia. La risposta statunitense fu l’adozione del neoliberismo: liberalizzazione, finanziarizzazione e globalizzazione controllata. Tale strategia consentì un rilancio dell’egemonia attraverso la subordinazione degli alleati (Europa, Giappone) e l’integrazione subordinata del Sud globale nelle catene del valore, in ruoli produttivi a basso valore aggiunto.

2. Il ruolo della Cina nella globalizzazione neoliberale
La reinclusione della Cina nell’economia mondiale è avvenuta negli anni ’80 e ’90 sotto precise condizioni: Pechino divenne fornitore di manodopera a basso costo e grande mercato per le merci occidentali. Inizialmente, questo rafforzò il capitalismo globale, rilanciando grandi imprese occidentali come General Motors o Boeing. Tuttavia, la Cina ha mantenuto un forte controllo statale su settori strategici, sottraendosi in parte alle logiche neoliberiste.

3. Il declino relativo degli USA e le contraddizioni del neoliberismo
Nonostante la resilienza della sua egemonia politica e militare, gli Stati Uniti affrontano un declino economico relativo: la loro quota nella manifattura globale si è ridotta a favore di Cina e altri paesi emergenti. Le crisi ricorrenti—ultima quella pandemica—hanno messo in luce le fragilità del modello neoliberista: sanità pubblica sottofinanziata, disuguaglianze crescenti, dipendenza dal capitale finanziario. I paesi del Sud globale, senza capacità industriale autonoma, hanno subito il peso del cosiddetto “imperialismo vaccinale”.

4. Militarizzazione e riaffermazione imperiale
Di fronte al declino economico, Washington ha rafforzato l’elemento coercitivo dell’egemonia: espansione della NATO, nuove alleanze militari in Asia-Pacifico (AUKUS, patti trilaterali), oltre 730 basi militari all’estero. In Europa, il conflitto in Ucraina ha visto un ri-allineamento forzato dell’UE agli interessi strategici USA, in continuità con una logica che non ammette alternative al modello dominante. Il ritorno dell’ideologia bellica e l’attacco a ogni forma di resistenza hanno impedito un’uscita politica dal neoliberismo.


Conclusione

Il saggio di Sam King delinea un impero in crisi, che tuttavia mantiene la sua centralità attraverso la forza più che con la leadership economica o culturale. La Cina rappresenta oggi la sfida più significativa a questo assetto, non tanto per una dichiarata volontà antagonista, quanto per il successo relativo di un modello di sviluppo misto, in cui la pianificazione statale e l’industria pubblica svolgono ancora un ruolo centrale. Il testo suggerisce che l’egemonia statunitense non è eterna, ma mostra anche come essa sia capace di adattarsi, ristrutturarsi e rilanciarsi, spesso in forme più aggressive e autoritarie. In questo quadro, il futuro dell’ordine mondiale dipende dalla capacità dei paesi emergenti, e della Cina in particolare, di sviluppare un’alternativa sistemica credibile, sia sul piano economico che su quello ideologico.


SEGUE LINK AL SAGGIO ORIGINALE E TRADUZIONE
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Intellettuali e PCI un libro di Giuseppe Vacca

titolo del libro Astratti furori e senso della storia : politica e cultura nella sinistra italiana (1945-1968) / Giuseppe Vacca. Viella, 2025
Il report contiene:
Scheda bibliografica
Abstract
Indice
Recensione: Intellettuali e Pci, quella complessa stagione dell’«impegno» Guido Liguori Il Manifesto 17-6-25

Vacca, Giuseppe <1939- >
Astratti furori e senso della storia : politica e cultura nella sinistra italiana (1945-1968) / Giuseppe Vacca ; a cura di Anna Fantoni ; con un saggio di Marcello Mustè. – Roma : Viella, 2025. – 217 p. ; 21 cm. – (La storia. Temi ; 126).) – [ISBN] 9791254697207.

Abstract

Il libro ricostruisce il clima del “lungo dopoguerra” nel quale, tra accesi contrasti, gli scritti di Gramsci cominciarono a esercitare la loro ininterrotta influenza. Il confronto si dispiegò tra chi tendeva a promuovere un nuovo pensiero marxista innestato sulle correnti progressive della cultura italiana e chi coltivava strategie culturali di impianto antistoricista e “radicale”. La costruzione di una genealogia del marxismo italiano fu promossa da Togliatti attraverso le riviste del Pci «Rinascita», «Società», «Il Contemporaneo» e altre minori, mentre percorsi alternativi furono perseguiti attraverso «Il Politecnico», i «Quaderni rossi», «Classe operaia» e i «Quaderni piacentini», da figure come Elio Vittorini, Franco Fortini, Raniero Panzieri, Mario Tronti e Alberto Asor Rosa. A ottant’anni dalla nascita della Repubblica le ragioni della contesa appaiono di rinnovato interesse. 

SEGUE INDICE E RECENSIONE Intellettuali e Pci, quella complessa stagione dell’«impegno» Guido Liguori Il Manifesto 17-6-25

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La guerra totale dell’Occidente collettivo di Leonardo Mazzei

FONTE Leonardo Mazzei
Pubblicato su Sollevazione e poi su Sinistrainrete
Published: 14 June 2025
Created: 14 June 2025
SINTESI by ChatGPT
LINK al testo su Sinistrainrete

📌 Titolo:

La guerra totale dell’Occidente collettivo
Autore: Leonardo Mazzei
Fonte: Sinistrainrete 14-6-25


🧱 Schema sintetico per punti

🔥 1. Terza guerra mondiale in corso
  • L’aggressione israeliana all’Iran non è un episodio isolato, ma un tassello di un conflitto globale già in atto.
  • Non una “vigilia”, ma una guerra mondiale “a pezzi” in pieno svolgimento.
🌍 2. Crisi dell’ordine unipolare e risposta dell’Occidente
  • Il declino americano (economico, morale, sociale) ha posto un bivio:
    • (a) Accettare un mondo multipolare
    • (b) Tentare di ristabilire il dominio con la forza
  • L’Occidente ha scelto la via militare, dove mantiene (per ora) superiorità.
🕍 3. Il Medio Oriente come teatro strategico
  • L’offensiva israeliana ha ricevuto sostegno pieno da parte dell’Occidente.
  • Persino Trump rivendica l’attacco come strumento di pressione sull’Iran.
  • L’Italia, con Tajani, assume una posizione subalterna e complice.
🎭 4. Ipocrisia occidentale: Ucraina e Iran
  • Occidente: finta diplomazia e vere guerre.
    • Ucraina: accordi di Minsk come pretesto per preparare la guerra.
    • Iran: trattative come copertura per l’attacco a sorpresa.
🧓 5. Trump e l’illusione di discontinuità
  • Contrariamente a molte aspettative, Trump non riduce il conflitto, lo rilancia.
  • La sua politica, come quella di Biden, resta coerente con la strategia di dominio globale.
🧨 6. La risoluzione del Parlamento europeo sul riarmo
  • Marzo 2025: approvato massiccio riarmo UE con obiettivo Russia e suoi alleati (Iran, Cina, Bielorussia, Corea del Nord).
  • Conferma di una strategia di guerra totale e visione manichea del mondo.
🤝 7. Blocco occidentale: Nato, Ue, Usa, Israele
  • Compatto nei vertici (es. Nato), dove gli interessi USA si sovrappongono a quelli europei.
  • La logica che guida il blocco è quella della forza e del riarmo, non del compromesso.

✅ Conclusioni e posizione dell’autore
  • Necessità di un ampio movimento di massa contro la guerra e contro il riarmo.
  • Non si può essere pacifisti senza schierarsi apertamente contro l’Occidente collettivo.
  • Obiettivo: contrastare Nato, Ue, Usa, sionismo, ovvero il “blocco della menzogna e dell’inganno”.
  • La “guerra totale” dell’Occidente richiede una “risposta totale”: sarà decisivo il fattore umano, e questo – secondo Mazzei – non potrà mai essere a favore dei “banditi occidentali”.
LINK ALL’ARTICOLO SU SINISTRAINRETE

L’imperialismo statunitense in crisi by Sam-Kee Cheng MRonline 10-4-25

FONTE MRonline
US Imperialism in Crisis: Opportunities and Challenges to a Global Community with a Shared Future By Sam-Kee Cheng (Posted Apr 10, 2025)
TRADUZIONE redazionale
PRESENTAZIONE E SCHEDA SEMANTICA a cura di ChatGPT

L’imperialismo statunitense in crisi: opportunità e sfide per una comunità globale dal futuro condiviso di Sam-Kee Cheng 


PRESENTAZIONE

Il saggio analizza la traiettoria dell’imperialismo statunitense dal secondo dopoguerra a oggi, con particolare attenzione alle sue crisi strutturali, alle strategie di rilancio e alle contraddizioni che ne stanno accelerando il declino. Dopo aver affrontato la crisi degli anni Settanta e la risposta neoliberale che ha segnato il rilancio della potenza statunitense, l’autore descrive come, nel XXI secolo, nuove forze geopolitiche ed economiche – in particolare la Cina – stiano sfidando l’egemonia degli Stati Uniti.

Attraverso un’analisi articolata e multidimensionale, il testo esamina:

  • il logoramento della base produttiva statunitense a favore di un’economia fondata su rendite e rendimenti finanziari,
  • la persistenza dell’egemonia ideologica, soprattutto nei paesi del blocco occidentale,
  • le tendenze emergenti che rivelano l’insostenibilità dell’attuale sistema imperiale, come il rafforzamento del Sud Globale e l’espansione di infrastrutture alternative (BRI, BRICS, de-dollarizzazione).

L’articolo si chiude con una riflessione sulle possibilità di costruzione di una nuova comunità globale, fondata sulla cooperazione multilaterale e sulla sovranità condivisa, ponendo in evidenza il ruolo chiave della Cina nel promuovere un ordine alternativo e inclusivo.


SCHEDA SINTETICO/ANALITICA

Autore: Sam-Kee Cheng
Titolo tradotto: L’imperialismo statunitense in crisi: opportunità e sfide per una comunità globale dal futuro condiviso
Temi principali: imperialismo, egemonia statunitense, Cina, crisi capitalista, multipolarismo
Struttura: 7 sezioni
Fonti principali: Desai (2013, 2023), McCormack, Irwin, Dunford, WHO, RAND Corporation, Global South Institute

Sintesi contenutistica:

  • 1. Introduzione: L’autore chiarisce l’approccio adottato per analizzare il sistema imperiale statunitense, muovendo da un punto di vista storico-materialista e critico verso il concetto di egemonia.
  • 2. L’imperialismo statunitense negli anni ’70: Dopo la crisi della fine del sistema di Bretton Woods e dello shock petrolifero, gli USA rilanciano la propria leadership attraverso una riconfigurazione del capitalismo globale, finanziarizzazione e dominio del dollaro.
  • 3. Le sfide nel XXI secolo: Viene evidenziato il ruolo crescente della Cina, non solo come potenza economica, ma anche come alternativa al modello statunitense, soprattutto nel Sud Globale. Si analizzano anche le strategie di contenimento messe in campo dagli USA.
  • 4. Erosione della base economica: Gli Stati Uniti hanno visto un declino della loro capacità produttiva e un crescente affidamento su rendite finanziarie, esportazione di capitale e controllo valutario – elementi che rendono fragile la loro egemonia.
  • 5. Egemonia ideologica: Nonostante il declino materiale, l’influenza ideologica degli USA resta significativa, grazie al soft power e al potere delle istituzioni accademiche, dei media e dei think tank occidentali.
  • 6. Controtendenze: Emergono nuove strutture e iniziative (BRICS, BRI, accordi commerciali in yuan, infrastrutture digitali e tecnologiche alternative) che sfidano l’ordine liberista e promuovono un mondo multipolare.
  • 7. Conclusione: Si prospetta una transizione difficile e non priva di rischi, ma aperta alla costruzione di una comunità globale fondata su relazioni più eque. La crisi dell’imperialismo USA è anche l’occasione per un cambiamento epocale dell’ordine mondiale.

Parole chiave:

Imperialismo | Egemonia | Stati Uniti | Cina | Multipolarismo | Finanziarizzazione | Sud Globale | Ordine mondiale


CONCLUSIONI

Il saggio propone un’interpretazione critica della traiettoria dell’imperialismo statunitense, mostrando come la sua crisi non sia soltanto congiunturale ma strutturale. La combinazione di declino industriale, fragilità finanziaria e crescente competizione internazionale, soprattutto da parte della Cina, mina le fondamenta dell’egemonia globale americana.

L’egemonia ideologica e militare riesce ancora a mantenere in piedi una certa influenza, ma l’emergere di nuove alleanze, pratiche e istituzioni da parte del Sud Globale – e in particolare del blocco asiatico – preannuncia un possibile superamento del paradigma unipolare.

Il testo non si limita a descrivere un sistema in crisi, ma apre a una riflessione sulle opportunità che tale crisi può offrire per immaginare e costruire un ordine mondiale più equo, basato sul rispetto della sovranità, sulla cooperazione multilaterale e sulla condivisione del progresso. In questo scenario, la Cina viene delineata non come una nuova potenza imperiale, ma come un attore sistemico potenzialmente capace di sostenere una trasformazione progressiva dell’ordine internazionale.

SEGUE: LINK AL TESTO ORIGINALE / TRADUZIONE
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Moneta e impero di Marcello De Cecco un classico del 2017

CONTENUTO
Scheda SBN
Indice
Presentazione dell’editore
Presentazione / Recensione analitica / Conclusioni / Bibliografia essenziale
Recensione di Tommaso Brollo su Pandora Rivista

De Cecco, Marcello
Moneta e impero : economia e finanza internazionale dal 1890 al 1914 / Marcello De Cecco ; a cura di Alfredo Gigliobianco. – Roma : Donzelli, 2016. – XXVIII, 284 p. ; 22 cm. – (Saggi. Storia e scienze sociali).) – [ISBN] 978-88-6843-566-0. – [BNI] 2017-3552.

Indice

 Leggere un classico
Introduzione di Alfredo Gigliobianco
 Prefazione (1984)
 Premessa (1979)
 Prefazione (1974)
 I . Il sistema aureo internazionale nella letteratura economica
 II . La situazione economica internazionale dopo il 1870
 III . Breve storia della diffusione del sistema aureo nel mondo
 IV . Vicissitudini monetarie indiane
 V . Lo sviluppo del sistema finanziario inglese nell’età del gold standard internazionale
 VI . Il sistema finanziario internazionale (1890 – 1914)
 VII . La crisi del 1914 e la fine del gold standard internazionale
 Appendici
 1. Memorandum sulle riserve auree di Basil P. Blackett
 2. Memorandum sulle riserve auree di George Paish
 3. Visita compiuta presso la Banca d’Inghilterra, di John Bradbury
 4. Lettera delle clearing banks e risposta di Lloyd George
 5. Lettera di John Bradbury a Maurice Bonham Carter
 6. Lettere di George Paish a David Lloyd George
 La restaurazione del sistema finanziario internazionale (1993)


SEGUE Presentazione dell’editore, Presentazione, Recensione analitica, Conclusioni, Bibliografia, Recensione di Tommaso Brollo su Pandora Rivista
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La dottrina Trump e il nuovo imperialismo MAGA

FONTE Monthly Review (Jun 01, 2025)
The Trump Doctrine and the New MAGA Imperialism / by John Bellamy Foster
IMMAGINE La politica degli Stati Uniti è ricatto.
“U.S. POLITICS IS BLACKMAIL,” Moscow, 1984. Source: Kershin Yu.V., Soviet Anti-American Propaganda, The Sergo rigorian Collection.
TITOLO La dottrina Trump e il nuovo imperialismo MAGA

Il report contiene
Abstract (by Perplexity)
Sintesi analitica (by Perplexity)
Traduzione del saggio originale
Link alle fonti utilizzate da Perplexity

LINK AL TESTO ORIGINALE


Abstract/Presentazione

Il testo “The Trump doctrine and new MAGA imperialism” di J. B. Foster analizza la trasformazione radicale della politica estera e della strategia imperialista degli Stati Uniti sotto le amministrazioni di Donald Trump, con particolare attenzione al secondo mandato. Foster sostiene che la cosiddetta “dottrina Trump” non rappresenta un ritiro dall’imperialismo, come alcuni critici o sostenitori affermano, bensì una sua riconfigurazione in chiave ipernazionalista e revanscista. La strategia “America First” abbandona l’ordine internazionale liberale e la tradizionale egemonia multilaterale degli USA, puntando invece a una proiezione di potere più aggressiva, conflittuale e selettiva, soprattutto verso la Cina e il Sud globale. Foster descrive le implicazioni di questa nuova dottrina in termini di conflitti economici (guerre tariffarie), militari e culturali, sottolineando i rischi di un’ulteriore destabilizzazione globale e di un possibile declino accelerato della potenza statunitense.

Sintesi Analitica

1. Rottura con la tradizione imperialista liberale

  • Sotto Trump, gli Stati Uniti hanno abbandonato l’ordine internazionale liberale costruito nel dopoguerra, rifiutando sia l’espansione della NATO sia la strategia delle guerre per procura, come in Ucraina, e adottando invece una politica di scontro diretto e di imposizione di dazi anche verso i tradizionali alleati1.
  • Questa svolta ha generato confusione sia tra le élite politiche sia tra alcuni settori della sinistra, che hanno erroneamente interpretato Trump come isolazionista o anti-imperialista1.

2. Nuova strategia imperialista: America First

  • Foster sostiene che la dottrina Trump, lungi dall’essere anti-imperialista, rappresenta una forma aggiornata di imperialismo, fondata su ipernazionalismo, revanscismo e la percezione di un declino della potenza statunitense minacciata sia dall’interno (immigrazione, “marxismo culturale”) sia dall’esterno (Cina, Sud globale)1.
  • L’obiettivo principale è il rafforzamento del potere statunitense tramite una logica a somma zero, con la Cina come principale rivale strategico e una relativa marginalizzazione di altri teatri come il Medio Oriente.

3. Dottrina Trump e identità nazionale

  • La dottrina Trump, articolata da ideologi come Michael Anton, si basa su quattro pilastri: populismo nazionale, rifiuto dell’internazionalismo liberale, nazionalismo coerente per tutti i paesi e ritorno a una concezione etnica e omogenea della nazione.
  • Questa visione si oppone sia al multiculturalismo sia al cosmopolitismo, promuovendo una definizione razziale e religiosa dell’identità americana1.

4. Imperialismo economico e guerre tariffarie

  • Dal 2025, Trump ha imposto dazi generalizzati su tutti i paesi, con tariffe particolarmente elevate contro la Cina, l’Unione Europea e altri partner commerciali, innescando una guerra commerciale e valutaria globale che ha scosso anche Wall Street.
  • L’obiettivo dichiarato è la “indipendenza economica” americana, ma la strategia rischia di provocare una recessione globale e di accelerare il declino dell’egemonia del dollaro e delle istituzioni internazionali su cui si fonda il potere statunitense.

5. Sostegno ideologico e sociale

  • La nuova strategia imperialista trova sostegno sia nella base populista MAGA (Make America Great Again), sia in settori dell’élite capitalista legati alla tecnologia, al private equity e all’energia.
  • Think tank come American Compass elaborano strategie economiche protezioniste e anti-cinesi, promuovendo la rottura dei rapporti economici con Pechino e opponendosi a ogni forma di “woke capital”, cioè a politiche aziendali inclusive e multiculturali1.

6. Conseguenze e prospettive

  • Foster avverte che la prosecuzione di questa strategia potrebbe condurre a una “Nuova Era di Catastrofi”, simile agli anni ’30 del Novecento, con distruzioni economiche, ecologiche e belliche su vasta scala.
  • L’intensificarsi dei conflitti interni tra capitale finanziario globalizzato e nazionalismo MAGA, insieme alla crescente repressione, potrebbe generare forti movimenti di resistenza sia negli Stati Uniti che a livello globale1.

In sintesi, Foster interpreta la dottrina Trump non come un ritiro dall’imperialismo, ma come una sua mutazione in senso nazionalista, razzializzato e conflittuale, che rischia di destabilizzare ulteriormente l’ordine mondiale e di accelerare la crisi della potenza statunitense.

La dottrina Trump e il nuovo imperialismo MAGA – traduzione

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Il suicidio della pace

Il report contiene
Presentazione redazionale
Indice del volume
Introduzione dell’autore
Recensione di Enrico Paventi Il Manifesto 27-5-25
Note e principali opere dell’autore

Colombo, Alessandro <1961- >
Il suicidio della pace : perché l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989-2024) / Alessandro Colombo. – Milano : Raffaello Cortina, 2025. – XV, 333 p. ; 23 cm. – (Saggi ; 163).) – [ISBN] 978-88-328-5723-8.

Anni 2000. Si è appena dissolta l’URSS, finisce ogni forma di Guerra Fredda, gli USA restano soli a governare il mondo. E’ la fine della storia? a vedere l’oggi sembra proprio di no. Alessandro Colombo, professore di Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Milano e responsabile del Programma Relazioni Transatlantiche dell’ISPI, nonché autore di numerosi saggi, ci propone un’attenta disanima della crisi geopolitica tuttora in corso.

Il libro analizza il drammatico mutamento dello scenario internazionale dopo la fine della Guerra fredda, segnato dal ritorno dello spettro di una guerra fra grandi potenze, dalla crisi dell’ordine liberale e dall’erosione dei suoi principi fondativi. Dopo un periodo di apparente stabilità e ottimismo negli anni ’90, l’autore sostiene che il mondo è precipitato in una fase di “multicrisi” globale, segnata da conflitti armati, crescente instabilità e ridefinizione dei rapporti tra l’Occidente e il resto del mondo.

La prima parte del volume ricostruisce l’ambizione originaria dell’ordine internazionale nato dopo il 1989: un progetto di portata storica, cosmopolita nei principi ma spesso escludente nella pratica, sostenuto paradossalmente anche attraverso l’uso della forza. La seconda parte segue la traiettoria della sua progressiva disgregazione, individuando cinque fasi chiave – dall’11 settembre alla pandemia, dalla guerra in Ucraina al nuovo conflitto in Medio Oriente – che hanno condotto al disordine globale attuale.

Il testo invita a superare letture semplificatorie e a riconoscere come la crisi attuale sia radicata nelle contraddizioni del trentennio post-Guerra fredda. Un’opera che sollecita una riflessione critica sul presente e sulla possibilità di un nuovo ordine internazionale.

Le 5 fasi della crisi (2000-2025). La storia continua

1. Radicalizzazione e involuzione del progetto di Nuovo Ordine Mondiale (2001–2003)
  • Innescata dallo choc dell’11 settembre 2001.
  • Si avvia la “guerra globale al terrore”, che comporta un uso crescente e sistematico della forza militare da parte degli Stati Uniti.
  • Culmina con l’invasione anglo-americana dell’Iraq nel 2003, che compromette la legittimità e la reputazione dell’ordine liberale internazionale.

2. Erosione economico-politica dovuta alla crisi del 2007–2008
  • La crisi finanziaria globale mette a nudo le fragilità del modello economico dominante.
  • Emergono gravi conseguenze sociali e politiche, soprattutto in Occidente: disuguaglianze, populismi, sfiducia nelle élite.
  • Si accentua il declino della capacità occidentale di dare forma e stabilità all’ordine globale.

3. Ricomparsa degli sfidanti e ritorno della competizione tra grandi potenze
  • Russia e Cina tornano ad affermare le proprie ambizioni geopolitiche.
  • Si chiude il ciclo dell’unipolarismo statunitense, emergendo un mondo multipolare con crescente instabilità sistemica.
  • Si indebolisce ulteriormente l’idea di un ordine universale condiviso.

4. Crollo dell’ordine internazionale sotto i colpi di tre choc globali successivi
  • Pandemia di Covid-19: evidenzia la fragilità delle istituzioni multilaterali e la competizione tra stati.
  • Guerra in Ucraina (dal 2022): riporta la guerra tra stati nel cuore dell’Europa e mina i principi fondamentali dell’ordine post-1945.
  • Nuova guerra in Medio Oriente: ulteriore destabilizzazione in una regione chiave, con effetti geopolitici a catena.

5. Il mondo fuori controllo (situazione attuale, 2025)
  • Nessun attore ha più la capacità (o la volontà) di ricostruire un nuovo ordine stabile.
  • L’intero sistema di legittimità internazionale (regole, istituzioni, distinzione tra guerre “legittime” e “illegittime”) risulta delegittimato.
  • Si configura una crisi epocale e sistemica, che segna la fine dell’illusione di un ordine mondiale post-storico.

Segue: Indice del volume; Introduzione dell’autore; Recensione di Enrico Paventi Il Manifesto 27-5-25; Note e principali opere dell’autore

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