La chimera dell’esercito europeo e i fumi di Draghi” di Corrado Cirio

Una sintesi dell’articolo di Corrado Cirio pubblicata su Il Ponte, n 2 2025
Immagine redazionale
Sintesi a cura di deepseek

Sintesi analitica realizzata da Deepseek del saggio “La chimera dell’esercito europeo e i fumi di Draghi” di Corrado Cirio in Il Ponte 2025/2
1. Contesto e tesi centrale

Il saggio critica il Documento Draghi (settembre 2024) sulla difesa europea, denunciandone le contraddizioni e l’asservimento alla NATO e agli interessi statunitensi. La tesi principale è che:

  • L’idea di un “esercito europeo” autonomo sia una chimera, poiché l’UE manca di sovranità reale e di una catena di comando indipendente.
  • La militarizzazione dell’Europa proposta da Draghi (aumento spese militari, investimenti nell’industria bellica) è controproducente:
  • Non risolve le carenze tecnologiche dell’UE (ritardo in ricerca, scarsità di laureati STEM).
  • Alimenta una spirale di insicurezza globale (es. corsa agli armamenti).
  • Avvantaggia principalmente gli USA, che controllano la NATO e impongono standard militari.
2. Critiche al Documento Draghi

Falsa narrazione della “minaccia russa”:

  • La Russia (145 milioni di abitanti, 17 milioni di km²) non ha capacità né interesse a invadere l’UE (450 milioni di abitanti, 10 milioni di km²).
  • La NATO ha provocato il conflitto in Ucraina rifiutando ogni negoziato pre-2022 e addestrando l’esercito ucraino dal 2014.

Ipocrisia della spesa militare UE:

  • La spesa UE (313 miliardi di dollari nel 2023) è già superiore a quella cinese e tripla quella russa.
  • L’industria bellica europea è forte nell’export (52 miliardi di € nel 2022), ma Draghi ignora questi dati per giustificare ulteriori investimenti.

Ricadute tecnologiche? Illusorie:

Gli investimenti in R&S militare (“dual use”) sono meno efficaci di quelli diretti in università e ricerca civile (es. modello cinese).

3. Subordinazione dell’UE alla NATO
  • Storico: Dal 1949, la NATO garantisce la difesa europea in cambio di sovranità limitata per l’UE.
  • Dopo il 24 febbraio 2022 (invasione russa dell’Ucraina):
  • L’UE ha adottato in poche ore sanzioni identiche a quelle USA, rivelando un copione preordinato.
  • Propaganda di guerra: Narrazione univoca (“Russia aggressore, Ucraina vittima”) e censura del dissenso.
  • Dipendenza militare: Le risorse europee sono state dirottate verso l’Ucraina senza dibattito (es. uso del “Fondo per la pace” per comprare munizioni).
4. Perché un esercito europeo è impossibile

Un “player globale” (come USA, Cina, Russia) richiede:

  • Deterrenza nucleare autonoma (solo la Francia ha testate, ma non le cederà).
  • Intelligence indipendente (l’UE esclusa dai “Five Eyes”).
  • Catena di comando unificata (inesistente, con 27 eserciti nazionali).
  • Industria bellica sovrana (oggi dipendente da standard NATO/USA).
  • Identità politica condivisa (inesistente: lingue, culture e interessi divergenti).
  • Risorse finanziarie (l’euro è l’unico asset autonomo, ma sotto attacco).
  • Risultato: L’UE è un vaso di coccio in mano alla NATO, che decide al posto suo.
5. Conseguenze per l’Europa
  • Deindustrializzazione: Sanzioni alla Russia hanno quadruplicato i costi energetici, favorendo le esportazioni USA.
  • Perdita di sovranità: Le decisioni S&D (Sicurezza e Difesa) sono sempre più subordinate alla NATO.

Rischi geopolitici:

  • La Germania potrebbe riarmarsi, scatenando una reazione nucleare russa.
  • L’UE è vittima della guerra ibrida USA (es. sabotaggio del North Stream).
6. Alternative proposte
  • Rifiutare la logica dei blocchi: Adottare un multilateralismo (es. Dichiarazione di Kazan 2024).
  • Investire in ricerca civile, non militare.
  • Ridurre la dipendenza dalla NATO e dagli USA, puntando su una difesa coordinata ma non centralizzata.
  • Difendere l’euro come moneta alternativa al dollaro.
7. Giudizio critico

Punti di forza:

  • Analisi documentata della subordinazione UE alla NATO.
  • Smascheramento della propaganda bellica (“minaccia russa”).
  • Critica alla militarizzazione come soluzione ai problemi UE.

Limiti:

  • Visione idealizzata della Russia (ignora corruzione e autoritarismo).
  • Sottovaluta il ruolo della Cina nello scontro globale.
  • Nessuna proposta concreta per un’UE sovrana al di fuori della NATO.
  • Conclusione: Il saggio è un monito necessario contro l’irrazionalità militarista, ma manca di una roadmap realistica per l’autonomia europea.

Report ISPI 2025. L’ora della verità

Il Report contiene
Presentazione dell’editore
Sintesi by Deepseek
Commento di Gian Luigi Betti
Indice dell’opera
Introduzione dei curatori Alessandro Volpi e Paolo Magri

Dagli Stati Uniti di Trump alla Cina di Xi, dal conflitto in Ucraina a quelli (incrociati) in Medio Oriente, non c’è dubbio che per molti attori internazionali sia sempre più vicina “l’ora della verità”. Trump è già all’opera, ma quanto potrà davvero continuare a fare il disrupter-in-chief? Con quali conseguenze sull’ordine internazionale e sui principali alleati e avversari degli Stati Uniti? E con il fragile cessate il fuoco a Gaza è scoccata l’ora della verità anche per il governo Netanyahu e per Hamas?
È, d’altronde, l’ora della verità anche per l’Europa. In un contesto segnato da crisi internazionali, appuntamenti elettorali nazionali (in Germania) e ricorrenti crisi politiche (in Francia), i governi nazionali e una Commissione europea appena entrata in carica dovranno andare alla ricerca di risposte condivise su difesa, sicurezza economica e transizione verde.
Di tutte queste “ore della verità” parla il Rapporto ISPI 2025 con cui puntiamo a offrire, una volta di più, una bussola per un mondo che cambia.

Sintesi schematica by DeepSeek

Presentazione del Rapporto ISPI 2025

Titolo: Rapporto ISPI 2025 – L’ora della verità per l’ordine internazionale
Curatori: Alessandro Colombo e Paolo Magri

Il Rapporto ISPI 2025 analizza lo stato critico dell’ordine internazionale, segnato da crisi geopolitiche, economiche e istituzionali senza precedenti. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’instabilità globale entra in una nuova fase, caratterizzata da tensioni transatlantiche, guerre regionali (Ucraina, Medio Oriente), e il declino del multilateralismo. Il volume esplora le sfide per l’Occidente, l’ascesa dei BRICS+, le contraddizioni della transizione ecologica e il rischio di una bipolarizzazione USA-Cina.


Segue : Sintesi schematica by Deepseek, Commento di Gian Luigi Betti, Indice dell’opera, Introduzione dei curatori Alessandro Volpi e Paolo Magri

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La Cina sta finalmente spezzando la morsa degli Stati Uniti? di Sam King MRonline 5-6-25

FONTE MRonline
Is China finally breaking the U.S. Stranglehold? | MR Online By Sam King (Posted Jun 05, 2025)
TRADUZIONE redazionale
PRESENTAZIONE SINTESI by ChatGPT


Presentazione

Il saggio di Sam King propone un’analisi critica del rapporto tra Stati Uniti e Cina nel contesto della trasformazione del sistema economico mondiale. L’autore affronta il tema della supremazia statunitense costruita nel secondo dopoguerra e sostenuta attraverso strumenti economici, militari e ideologici, e ne descrive l’evoluzione a fronte dell’ascesa cinese, che negli ultimi decenni ha messo in discussione l’ordine neoliberale e unipolare dominato da Washington. Il cuore del testo consiste in una ricostruzione delle strategie adottate dagli USA per mantenere la loro egemonia—spesso a discapito dei propri alleati e del Sud globale—e delle resistenze emergenti, prima fra tutte quella della Cina, che sostiene un modello alternativo di sviluppo basato su un forte intervento statale.


Sintesi analitica

1. L’egemonia americana e la risposta alla crisi degli anni ’70
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti emersero come potenza egemone, con una posizione dominante sul piano economico e militare. Negli anni ’70, la crisi della redditività e la fine del boom postbellico minarono questa supremazia. La risposta statunitense fu l’adozione del neoliberismo: liberalizzazione, finanziarizzazione e globalizzazione controllata. Tale strategia consentì un rilancio dell’egemonia attraverso la subordinazione degli alleati (Europa, Giappone) e l’integrazione subordinata del Sud globale nelle catene del valore, in ruoli produttivi a basso valore aggiunto.

2. Il ruolo della Cina nella globalizzazione neoliberale
La reinclusione della Cina nell’economia mondiale è avvenuta negli anni ’80 e ’90 sotto precise condizioni: Pechino divenne fornitore di manodopera a basso costo e grande mercato per le merci occidentali. Inizialmente, questo rafforzò il capitalismo globale, rilanciando grandi imprese occidentali come General Motors o Boeing. Tuttavia, la Cina ha mantenuto un forte controllo statale su settori strategici, sottraendosi in parte alle logiche neoliberiste.

3. Il declino relativo degli USA e le contraddizioni del neoliberismo
Nonostante la resilienza della sua egemonia politica e militare, gli Stati Uniti affrontano un declino economico relativo: la loro quota nella manifattura globale si è ridotta a favore di Cina e altri paesi emergenti. Le crisi ricorrenti—ultima quella pandemica—hanno messo in luce le fragilità del modello neoliberista: sanità pubblica sottofinanziata, disuguaglianze crescenti, dipendenza dal capitale finanziario. I paesi del Sud globale, senza capacità industriale autonoma, hanno subito il peso del cosiddetto “imperialismo vaccinale”.

4. Militarizzazione e riaffermazione imperiale
Di fronte al declino economico, Washington ha rafforzato l’elemento coercitivo dell’egemonia: espansione della NATO, nuove alleanze militari in Asia-Pacifico (AUKUS, patti trilaterali), oltre 730 basi militari all’estero. In Europa, il conflitto in Ucraina ha visto un ri-allineamento forzato dell’UE agli interessi strategici USA, in continuità con una logica che non ammette alternative al modello dominante. Il ritorno dell’ideologia bellica e l’attacco a ogni forma di resistenza hanno impedito un’uscita politica dal neoliberismo.


Conclusione

Il saggio di Sam King delinea un impero in crisi, che tuttavia mantiene la sua centralità attraverso la forza più che con la leadership economica o culturale. La Cina rappresenta oggi la sfida più significativa a questo assetto, non tanto per una dichiarata volontà antagonista, quanto per il successo relativo di un modello di sviluppo misto, in cui la pianificazione statale e l’industria pubblica svolgono ancora un ruolo centrale. Il testo suggerisce che l’egemonia statunitense non è eterna, ma mostra anche come essa sia capace di adattarsi, ristrutturarsi e rilanciarsi, spesso in forme più aggressive e autoritarie. In questo quadro, il futuro dell’ordine mondiale dipende dalla capacità dei paesi emergenti, e della Cina in particolare, di sviluppare un’alternativa sistemica credibile, sia sul piano economico che su quello ideologico.


SEGUE LINK AL SAGGIO ORIGINALE E TRADUZIONE
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La guerra totale dell’Occidente collettivo di Leonardo Mazzei

FONTE Leonardo Mazzei
Pubblicato su Sollevazione e poi su Sinistrainrete
Published: 14 June 2025
Created: 14 June 2025
SINTESI by ChatGPT
LINK al testo su Sinistrainrete

📌 Titolo:

La guerra totale dell’Occidente collettivo
Autore: Leonardo Mazzei
Fonte: Sinistrainrete 14-6-25


🧱 Schema sintetico per punti

🔥 1. Terza guerra mondiale in corso
  • L’aggressione israeliana all’Iran non è un episodio isolato, ma un tassello di un conflitto globale già in atto.
  • Non una “vigilia”, ma una guerra mondiale “a pezzi” in pieno svolgimento.
🌍 2. Crisi dell’ordine unipolare e risposta dell’Occidente
  • Il declino americano (economico, morale, sociale) ha posto un bivio:
    • (a) Accettare un mondo multipolare
    • (b) Tentare di ristabilire il dominio con la forza
  • L’Occidente ha scelto la via militare, dove mantiene (per ora) superiorità.
🕍 3. Il Medio Oriente come teatro strategico
  • L’offensiva israeliana ha ricevuto sostegno pieno da parte dell’Occidente.
  • Persino Trump rivendica l’attacco come strumento di pressione sull’Iran.
  • L’Italia, con Tajani, assume una posizione subalterna e complice.
🎭 4. Ipocrisia occidentale: Ucraina e Iran
  • Occidente: finta diplomazia e vere guerre.
    • Ucraina: accordi di Minsk come pretesto per preparare la guerra.
    • Iran: trattative come copertura per l’attacco a sorpresa.
🧓 5. Trump e l’illusione di discontinuità
  • Contrariamente a molte aspettative, Trump non riduce il conflitto, lo rilancia.
  • La sua politica, come quella di Biden, resta coerente con la strategia di dominio globale.
🧨 6. La risoluzione del Parlamento europeo sul riarmo
  • Marzo 2025: approvato massiccio riarmo UE con obiettivo Russia e suoi alleati (Iran, Cina, Bielorussia, Corea del Nord).
  • Conferma di una strategia di guerra totale e visione manichea del mondo.
🤝 7. Blocco occidentale: Nato, Ue, Usa, Israele
  • Compatto nei vertici (es. Nato), dove gli interessi USA si sovrappongono a quelli europei.
  • La logica che guida il blocco è quella della forza e del riarmo, non del compromesso.

✅ Conclusioni e posizione dell’autore
  • Necessità di un ampio movimento di massa contro la guerra e contro il riarmo.
  • Non si può essere pacifisti senza schierarsi apertamente contro l’Occidente collettivo.
  • Obiettivo: contrastare Nato, Ue, Usa, sionismo, ovvero il “blocco della menzogna e dell’inganno”.
  • La “guerra totale” dell’Occidente richiede una “risposta totale”: sarà decisivo il fattore umano, e questo – secondo Mazzei – non potrà mai essere a favore dei “banditi occidentali”.
LINK ALL’ARTICOLO SU SINISTRAINRETE

L’imperialismo statunitense in crisi by Sam-Kee Cheng MRonline 10-4-25

FONTE MRonline
US Imperialism in Crisis: Opportunities and Challenges to a Global Community with a Shared Future By Sam-Kee Cheng (Posted Apr 10, 2025)
TRADUZIONE redazionale
PRESENTAZIONE E SCHEDA SEMANTICA a cura di ChatGPT

L’imperialismo statunitense in crisi: opportunità e sfide per una comunità globale dal futuro condiviso di Sam-Kee Cheng 


PRESENTAZIONE

Il saggio analizza la traiettoria dell’imperialismo statunitense dal secondo dopoguerra a oggi, con particolare attenzione alle sue crisi strutturali, alle strategie di rilancio e alle contraddizioni che ne stanno accelerando il declino. Dopo aver affrontato la crisi degli anni Settanta e la risposta neoliberale che ha segnato il rilancio della potenza statunitense, l’autore descrive come, nel XXI secolo, nuove forze geopolitiche ed economiche – in particolare la Cina – stiano sfidando l’egemonia degli Stati Uniti.

Attraverso un’analisi articolata e multidimensionale, il testo esamina:

  • il logoramento della base produttiva statunitense a favore di un’economia fondata su rendite e rendimenti finanziari,
  • la persistenza dell’egemonia ideologica, soprattutto nei paesi del blocco occidentale,
  • le tendenze emergenti che rivelano l’insostenibilità dell’attuale sistema imperiale, come il rafforzamento del Sud Globale e l’espansione di infrastrutture alternative (BRI, BRICS, de-dollarizzazione).

L’articolo si chiude con una riflessione sulle possibilità di costruzione di una nuova comunità globale, fondata sulla cooperazione multilaterale e sulla sovranità condivisa, ponendo in evidenza il ruolo chiave della Cina nel promuovere un ordine alternativo e inclusivo.


SCHEDA SINTETICO/ANALITICA

Autore: Sam-Kee Cheng
Titolo tradotto: L’imperialismo statunitense in crisi: opportunità e sfide per una comunità globale dal futuro condiviso
Temi principali: imperialismo, egemonia statunitense, Cina, crisi capitalista, multipolarismo
Struttura: 7 sezioni
Fonti principali: Desai (2013, 2023), McCormack, Irwin, Dunford, WHO, RAND Corporation, Global South Institute

Sintesi contenutistica:

  • 1. Introduzione: L’autore chiarisce l’approccio adottato per analizzare il sistema imperiale statunitense, muovendo da un punto di vista storico-materialista e critico verso il concetto di egemonia.
  • 2. L’imperialismo statunitense negli anni ’70: Dopo la crisi della fine del sistema di Bretton Woods e dello shock petrolifero, gli USA rilanciano la propria leadership attraverso una riconfigurazione del capitalismo globale, finanziarizzazione e dominio del dollaro.
  • 3. Le sfide nel XXI secolo: Viene evidenziato il ruolo crescente della Cina, non solo come potenza economica, ma anche come alternativa al modello statunitense, soprattutto nel Sud Globale. Si analizzano anche le strategie di contenimento messe in campo dagli USA.
  • 4. Erosione della base economica: Gli Stati Uniti hanno visto un declino della loro capacità produttiva e un crescente affidamento su rendite finanziarie, esportazione di capitale e controllo valutario – elementi che rendono fragile la loro egemonia.
  • 5. Egemonia ideologica: Nonostante il declino materiale, l’influenza ideologica degli USA resta significativa, grazie al soft power e al potere delle istituzioni accademiche, dei media e dei think tank occidentali.
  • 6. Controtendenze: Emergono nuove strutture e iniziative (BRICS, BRI, accordi commerciali in yuan, infrastrutture digitali e tecnologiche alternative) che sfidano l’ordine liberista e promuovono un mondo multipolare.
  • 7. Conclusione: Si prospetta una transizione difficile e non priva di rischi, ma aperta alla costruzione di una comunità globale fondata su relazioni più eque. La crisi dell’imperialismo USA è anche l’occasione per un cambiamento epocale dell’ordine mondiale.

Parole chiave:

Imperialismo | Egemonia | Stati Uniti | Cina | Multipolarismo | Finanziarizzazione | Sud Globale | Ordine mondiale


CONCLUSIONI

Il saggio propone un’interpretazione critica della traiettoria dell’imperialismo statunitense, mostrando come la sua crisi non sia soltanto congiunturale ma strutturale. La combinazione di declino industriale, fragilità finanziaria e crescente competizione internazionale, soprattutto da parte della Cina, mina le fondamenta dell’egemonia globale americana.

L’egemonia ideologica e militare riesce ancora a mantenere in piedi una certa influenza, ma l’emergere di nuove alleanze, pratiche e istituzioni da parte del Sud Globale – e in particolare del blocco asiatico – preannuncia un possibile superamento del paradigma unipolare.

Il testo non si limita a descrivere un sistema in crisi, ma apre a una riflessione sulle opportunità che tale crisi può offrire per immaginare e costruire un ordine mondiale più equo, basato sul rispetto della sovranità, sulla cooperazione multilaterale e sulla condivisione del progresso. In questo scenario, la Cina viene delineata non come una nuova potenza imperiale, ma come un attore sistemico potenzialmente capace di sostenere una trasformazione progressiva dell’ordine internazionale.

SEGUE: LINK AL TESTO ORIGINALE / TRADUZIONE
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La dottrina Trump e il nuovo imperialismo MAGA

FONTE Monthly Review (Jun 01, 2025)
The Trump Doctrine and the New MAGA Imperialism / by John Bellamy Foster
IMMAGINE La politica degli Stati Uniti è ricatto.
“U.S. POLITICS IS BLACKMAIL,” Moscow, 1984. Source: Kershin Yu.V., Soviet Anti-American Propaganda, The Sergo rigorian Collection.
TITOLO La dottrina Trump e il nuovo imperialismo MAGA

Il report contiene
Abstract (by Perplexity)
Sintesi analitica (by Perplexity)
Traduzione del saggio originale
Link alle fonti utilizzate da Perplexity

LINK AL TESTO ORIGINALE


Abstract/Presentazione

Il testo “The Trump doctrine and new MAGA imperialism” di J. B. Foster analizza la trasformazione radicale della politica estera e della strategia imperialista degli Stati Uniti sotto le amministrazioni di Donald Trump, con particolare attenzione al secondo mandato. Foster sostiene che la cosiddetta “dottrina Trump” non rappresenta un ritiro dall’imperialismo, come alcuni critici o sostenitori affermano, bensì una sua riconfigurazione in chiave ipernazionalista e revanscista. La strategia “America First” abbandona l’ordine internazionale liberale e la tradizionale egemonia multilaterale degli USA, puntando invece a una proiezione di potere più aggressiva, conflittuale e selettiva, soprattutto verso la Cina e il Sud globale. Foster descrive le implicazioni di questa nuova dottrina in termini di conflitti economici (guerre tariffarie), militari e culturali, sottolineando i rischi di un’ulteriore destabilizzazione globale e di un possibile declino accelerato della potenza statunitense.

Sintesi Analitica

1. Rottura con la tradizione imperialista liberale

  • Sotto Trump, gli Stati Uniti hanno abbandonato l’ordine internazionale liberale costruito nel dopoguerra, rifiutando sia l’espansione della NATO sia la strategia delle guerre per procura, come in Ucraina, e adottando invece una politica di scontro diretto e di imposizione di dazi anche verso i tradizionali alleati1.
  • Questa svolta ha generato confusione sia tra le élite politiche sia tra alcuni settori della sinistra, che hanno erroneamente interpretato Trump come isolazionista o anti-imperialista1.

2. Nuova strategia imperialista: America First

  • Foster sostiene che la dottrina Trump, lungi dall’essere anti-imperialista, rappresenta una forma aggiornata di imperialismo, fondata su ipernazionalismo, revanscismo e la percezione di un declino della potenza statunitense minacciata sia dall’interno (immigrazione, “marxismo culturale”) sia dall’esterno (Cina, Sud globale)1.
  • L’obiettivo principale è il rafforzamento del potere statunitense tramite una logica a somma zero, con la Cina come principale rivale strategico e una relativa marginalizzazione di altri teatri come il Medio Oriente.

3. Dottrina Trump e identità nazionale

  • La dottrina Trump, articolata da ideologi come Michael Anton, si basa su quattro pilastri: populismo nazionale, rifiuto dell’internazionalismo liberale, nazionalismo coerente per tutti i paesi e ritorno a una concezione etnica e omogenea della nazione.
  • Questa visione si oppone sia al multiculturalismo sia al cosmopolitismo, promuovendo una definizione razziale e religiosa dell’identità americana1.

4. Imperialismo economico e guerre tariffarie

  • Dal 2025, Trump ha imposto dazi generalizzati su tutti i paesi, con tariffe particolarmente elevate contro la Cina, l’Unione Europea e altri partner commerciali, innescando una guerra commerciale e valutaria globale che ha scosso anche Wall Street.
  • L’obiettivo dichiarato è la “indipendenza economica” americana, ma la strategia rischia di provocare una recessione globale e di accelerare il declino dell’egemonia del dollaro e delle istituzioni internazionali su cui si fonda il potere statunitense.

5. Sostegno ideologico e sociale

  • La nuova strategia imperialista trova sostegno sia nella base populista MAGA (Make America Great Again), sia in settori dell’élite capitalista legati alla tecnologia, al private equity e all’energia.
  • Think tank come American Compass elaborano strategie economiche protezioniste e anti-cinesi, promuovendo la rottura dei rapporti economici con Pechino e opponendosi a ogni forma di “woke capital”, cioè a politiche aziendali inclusive e multiculturali1.

6. Conseguenze e prospettive

  • Foster avverte che la prosecuzione di questa strategia potrebbe condurre a una “Nuova Era di Catastrofi”, simile agli anni ’30 del Novecento, con distruzioni economiche, ecologiche e belliche su vasta scala.
  • L’intensificarsi dei conflitti interni tra capitale finanziario globalizzato e nazionalismo MAGA, insieme alla crescente repressione, potrebbe generare forti movimenti di resistenza sia negli Stati Uniti che a livello globale1.

In sintesi, Foster interpreta la dottrina Trump non come un ritiro dall’imperialismo, ma come una sua mutazione in senso nazionalista, razzializzato e conflittuale, che rischia di destabilizzare ulteriormente l’ordine mondiale e di accelerare la crisi della potenza statunitense.

La dottrina Trump e il nuovo imperialismo MAGA – traduzione

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La “teoria della triplice rivoluzione” cinese e l’analisi marxista MR 2025/1

TRADUZIONE di China’s “Triple Revolution Theory” and Marxist Analysis by Cheng Enfu and Yang Jun
FONTE Monthly Review 2025, Volume 77, Number 01 (May 2025)
IMMAGINE Il francobollo della Rivoluzione Culturale “Lunga Vita alla Vittoria Integrale della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria” (Seconda Bozza) annullato ed emesso dalla Repubblica Popolare Cinese.

di Cheng Enfu e Yang Jun

Nota degli editori della Monthly Review

In quella che è conosciuta come la Nuova Era, iniziata nel 2012 con l’ascesa di Xi Jinping a presidente del Partito Comunista Cinese (PCC) e presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC), c’è stato un costante avanzamento della sinicizzazione della teoria marxista e del concetto di socialismo con caratteristiche cinesi. diffondendosi a tutti gli aspetti della società e adottato come principio guida per la Cina nel suo complesso. Questa trasformazione non è, tuttavia, vista come una netta rottura con il passato, ma come un’ulteriore progressione della rivoluzione cinese, come simboleggiato dai suoi tre leader supremi nel corso della sua storia, Mao Zedong, Deng Xiaoping e Xi Jinping, che simboleggiano i periodi della presa rivoluzionaria del potere, della riforma rivoluzionaria (o rivoluzione riformata) e della nuova era. ora visto come rappresentante del periodo della Rivoluzione di Transizione volta a completare la rivoluzione. L’appello a “portare la rivoluzione al suo compimento”, che è stato introdotto per la prima volta da Mao, è stato ripreso da Xi nel 2016, e negli ultimi anni è stato un tema persistente nei suoi discorsi e nelle strategie a lungo termine che il PCC ha promosso. Rappresenta quindi una nuova fase della rivoluzione cinese, che ha recentemente celebrato il settantacinquesimo anniversario.

Questi cambiamenti nella progressione storica della rivoluzione cinese hanno portato a vari tentativi di teorizzare le tre fasi della rivoluzione. Qui Cheng Enfu e Yang Jun forniscono quella che chiamano “Teoria della Triplice Rivoluzione”. Il loro articolo è un prodotto della sinicizzazione del marxismo ed è scritto principalmente per un pubblico cinese e per i marxisti di tutto il mondo che hanno seguito il progresso della rivoluzione cinese. Poiché la loro argomentazione è sia di carattere logico che storico, pur descrivendo anche vari punti di vista alternativi, dovrebbe essere facilmente comprensibile per i lettori pazienti e attenti. Ciononostante, incoraggiamo i lettori di MR che trovano il viaggio laborioso a saltare fino alla fine, vale a dire la conclusione della parte IV, poiché questa riguarda ciò che significa veramente “portare a compimento la rivoluzione” secondo il punto di vista di questi autori. Fatto ciò, sarà possibile esaminare l’intera argomentazione dall’inizio alla fine, con nuove e più profonde intuizioni sull’evoluzione del pensiero marxista cinese nel presente come storia.

—Gli editori

Una sintesi del testo nel sito Stoccafissi e Baccalà

Seguono : Gli Autori, Traduzione del testo

Leggi tutto “La “teoria della triplice rivoluzione” cinese e l’analisi marxista MR 2025/1″

Monthly Review 2025/4/1

FONTE Monthly Review (1 Aprile 2025)
TRADUZIONE della presentazione del volume a cura della redazione
anticipata da una riduzione a cura del pgr IA Perplesity

April 2025 (Volume 76, Number 11)

Nello stesso numero

The U.S. Ruling Class and the Trump Regime , John Bellamy Foster
The Dialectics of Ecology and Ecological Civilization , Chen Yiwen
Lao Socialism with Buddhist Characteristics , Yumeng Liu
The Danger of Fascism in the United States: A View from the 1950s , Paul A. Baran

SUNTO by Perplexity

Presentazione del Saggio

Il saggio analizza criticamente il Premio in Scienze Economiche della Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel, assegnato nel 2024 a Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson (AJR) per il loro lavoro sulle “Origini coloniali dello sviluppo comparato”. L’autore sostiene che il premio sia stato storicamente utilizzato per promuovere ideologie economiche conservatrici, spesso ignorando o giustificando le implicazioni coloniali e imperialiste delle teorie premiate. In particolare, l’opera di AJR è criticata per aver idealizzato le istituzioni “inclusive” introdotte nei paesi di colonizzazione europea, omettendo le violenze e le esclusioni sistematiche subite dalle popolazioni indigene.

Sintesi Analitica

  1. Origine e Contesto del Premio
  • Il Premio in Scienze Economiche non fa parte dei premi originali istituiti da Alfred Nobel, ma è stato introdotto nel 1969 dalla Banca di Svezia.
  • È accusato di essere uno strumento ideologico per sostenere l’economia neoclassica e contrastare correnti economiche radicali.
  1. Premio 2024 e Critiche
  • AJR hanno ricevuto il premio per la loro teoria secondo cui le istituzioni “inclusive” (es. proprietà privata e capitalismo) hanno favorito lo sviluppo economico nei paesi colonizzati da europei.
  • La loro analisi si basa sull’idea che il clima e la mortalità europea abbiano determinato la natura delle istituzioni coloniali: “inclusive” nei paesi con alta presenza europea (es. Stati Uniti, Canada) e “estrattive” altrove (es. Africa).
  • Tuttavia, omettono sistematicamente il ruolo della violenza coloniale, del genocidio indigeno e della schiavitù nella formazione di queste istituzioni.
  1. Critica Marxista di Shahram Azhar
  • Azhar confronta il lavoro di AJR con quello del marxista Paul Baran (1957), che aveva già analizzato le divergenze economiche globali legate al colonialismo.
  • Baran sottolineava come tutte le forme di colonizzazione fossero basate sull’esclusione e sull’accumulazione primitiva del capitale, contrariamente alla visione “inclusiva” proposta da AJR.
  • Azhar accusa AJR di eurocentrismo e di ignorare il sistema globale del capitalismo monopolistico.
  1. Problemi Metodologici
  • AJR utilizzano la mortalità dei soldati europei come proxy per la mortalità dei coloni, una scelta metodologica discutibile che ignora le morti delle popolazioni indigene.
  • Le istituzioni “inclusive” sono definite in termini di basso rischio di espropriazione per i proprietari terrieri europei, senza considerare l’espropriazione originaria delle terre indigene.
  1. Implicazioni Ideologiche
  • Il lavoro di AJR è interpretato come una giustificazione del colonialismo insediativo e delle sue conseguenze genocidiarie.
  • Gli autori hanno anche applicato la loro teoria al conflitto israelo-palestinese, descrivendo Israele come un esempio di istituzioni “inclusive”, ignorando l’oppressione dei palestinesi.
  1. Conclusione
  • Il saggio denuncia come il Premio in Scienze Economiche sia stato usato per legittimare narrazioni neoliberali che minimizzano le ingiustizie storiche legate al colonialismo.
  • L’autore invita a una riflessione critica sulle implicazioni morali e politiche delle teorie economiche premiate.

Questo saggio rappresenta un’importante critica alla narrativa dominante nell’economia accademica, evidenziando la necessità di considerare le dimensioni storiche e sociali dello sviluppo economico globale.

Citations:
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SEGUE TRADUZIONE DEL TESTO

Leggi tutto “Monthly Review 2025/4/1”

La Nuova Era dell’Economia Globale

SINTESI by Perplexity
La Nuova Era dell’Economia Globale
di Giuseppe Masala
Pubblicato su L’Antidiplomatico 7-5-25 e poi
Sinistrainrete 10-5-25
LINK all’articolo

di Giuseppe Masala

Presentazione e Segnalazione dell’Articolo

“La Nuova Era dell’Economia Globale” di Giuseppe Masala

Contenuto e Temi Principali

L’articolo di Giuseppe Masala, pubblicato su L’Antidiplomatico, affronta la tesi – sostenuta dal direttore dell’Ufficio Studi del Fondo Monetario Internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas – che l’economia globale sia entrata in una nuova era, caratterizzata da profondi cambiamenti dovuti all’innovazione tecnologica più che dalla globalizzazione o dalle politiche protezionistiche1.

Punti Chiave dell’Analisi

  • Innovazione tecnologica come motore del cambiamento
    Gourinchas, citato da Masala, sottolinea come il declino dell’occupazione manifatturiera nei paesi avanzati (sia in surplus commerciale come la Germania, sia in deficit come gli Stati Uniti) sia dovuto principalmente al progresso tecnologico e all’automazione, non agli squilibri commerciali o alla globalizzazione. L’imposizione di dazi, come quelli decisi dall’amministrazione Trump, non risolverebbe quindi il problema della perdita di posti di lavoro1.
  • Effetti sociali e rischi per la crescita
    L’articolo evidenzia che l’accelerazione tecnologica rischia di aumentare la disoccupazione e la precarietà, colpendo soprattutto le fasce più deboli della società, sia per la diminuzione dei posti di lavoro sia per l’aumento dei prezzi di beni e servizi1.
  • Esempi di automazione avanzata
    Masala cita casi concreti come gli stabilimenti Xiaomi in Cina, che producono smartphone senza operai, e i taxi o camion a guida autonoma in Cina e Russia, per mostrare come l’automazione stia rendendo il lavoro umano sempre più marginale nella produzione industriale e nei servizi1.
  • Sfida della distribuzione del reddito
    L’automazione massiccia pone una questione cruciale: se il lavoro umano diventa superfluo, bisogna ripensare la distribuzione del reddito, poiché la produzione rischia di non trovare più consumatori se le persone non hanno un lavoro e quindi un reddito1.
  • Competizione tecnologica e rischi geopolitici
    L’articolo conclude che la vera sfida tra le nazioni non è più solo commerciale, ma tecnologica. Se non affrontata, questa competizione potrebbe portare a tensioni ben più gravi di una guerra commerciale, come suggerisce lo stesso Fondo Monetario Internazionale1.

Valutazione e Attualità

L’articolo di Masala offre una riflessione lucida e aggiornata sulle dinamiche dell’economia globale, mettendo in luce come la tecnologia stia trasformando radicalmente il mercato del lavoro e le relazioni tra le grandi potenze economiche. La tesi centrale – che il vero discrimine tra paesi sarà la capacità di innovare tecnologicamente più che la gestione dei flussi commerciali – è supportata da dati e casi concreti, e pone interrogativi cruciali sul futuro della distribuzione della ricchezza e della stabilità sociale1.

Perché Segnalare Questo Articolo

  • Offre una sintesi chiara delle nuove sfide globali legate all’automazione e all’innovazione.
  • Propone una lettura critica delle politiche protezionistiche e delle loro reali capacità di incidere sull’occupazione.
  • Invita a riflettere su scenari futuri che potrebbero mettere in discussione i fondamenti stessi della società e dell’economia, con la necessità di ripensare radicalmente i meccanismi di distribuzione del reddito.

Conclusione

“La Nuova Era dell’Economia Globale” di Giuseppe Masala è un contributo utile per chi vuole comprendere le trasformazioni in atto nell’economia mondiale e le sfide che attendono governi, imprese e cittadini nell’era dell’automazione e dell’intelligenza artificiale1.

Citations:

  1. https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_nuova_era_delleconomia_globale/29296_60603/
  2. https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/27305-giuseppe-masala-derisa-e-umiliata-come-l-europa-si-appresta-a-divenire-mera-merce-di-scambio.html
  3. https://www.lantidiplomatico.it/autori-giuseppe_masala/38462/
  4. https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29948-giuseppe-masala-la-disfatta-europea.html
  5. https://pubblicazioni.unicam.it/retrieve/e0ff0073-a48c-9bac-e053-1705fe0af019/Costituzione%20economica%20e%20democrazia%20pluralista.pdf
  6. https://www.ais-sociologia.it/wp-content/uploads/2020/10/Programma-CONVEGNO-AIS-Politica-2020-QR-and-Shortlink.pdf
  7. https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/27949-giuseppe-masala-l-avviso-finale-del-fondo-monetario-internazionale-all-impero-americano.html?acm=6945_2078
  8. https://www.giappichelli.it/media/catalog/product/openaccess/9791221160765.pdf
  9. https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/30452-giuseppe-masala-la-nuova-era-dell-economia-globale.html
  10. https://t.me/s/lantidiplomatico?before=43635
  11. https://www.rivistaaic.it/images/rivista/pdf/1_2024_18_MODENA_3_Laneve.pdf
  12. https://www.youtube.com/watch?v=oTl9GP0Asyo
  13. https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lavviso_finale_del_fondo_monetario_internazionale_allimpero_americano/29296_54210/
  14. https://www.unica.it/unica/it/news_rassegna_s01.page?contentId=RST34964
  15. https://appelloalpopolo.it/?p=47442
  16. https://www.jstor.org/stable/43099659
  17. https://keynesblog.com/about/
  18. https://tesi.luiss.it/35764/1/239311_ANTOCI_GIUSEPPE.pdf
  19. https://assets.innovazione.gov.it/1637937177-programma-strategico-iaweb-2.pdf
  20. https://cris.unibo.it/retrieve/e1db2f57-9d34-4ee2-ae1d-8aea030eb590/BANCA%20CENTRALE%20EUROPEA%20E%20SOVRANIT%C3%80%20ECONOMICO-FINANZIARIA.pdf

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Per una filosofia del divenire storico: dalle necessità all’impossibile

SINTESY by Perplexity
Per una filosofia del divenire storico: dalle necessità all’impossibile
di Luciano Vasapollo – Rita Martufi – Mirella Madafferi
Pubblicato su Contropiano il 4-5-25
poi su Sinistrainrete il 9-5-25
LINK al testo

Presentazione

“Per una filosofia del divenire storico: dalle necessità all’impossibile” di Luciano Vasapollo, Rita Martufi e Mirella Madafferi è un saggio che si propone di attualizzare e approfondire la riflessione marxista sulle trasformazioni storiche, economiche e sociali del capitalismo globale. Il testo nasce come rielaborazione di precedenti lavori degli autori e si inserisce nel dibattito contemporaneo sulle crisi, le transizioni e le prospettive di superamento del sistema capitalistico, con particolare attenzione al ruolo della scienza, della tecnologia e degli intellettuali nei processi storici.

Sintesi Analitica

Il saggio affronta diversi nodi teorici e storici:

  • Critica dell’economia capitalistica e divenire storico
    Gli autori analizzano la società capitalistica attraverso la lente della Scuola Marxista Decoloniale, individuando nella produzione e riproduzione degli uomini nel divenire storico il fulcro della critica. Il capitalismo è visto come sistema globale segnato da diseguaglianze strutturali tra centro e periferia, e la sua crisi viene interpretata alla luce delle lotte di classe, in continuità con la lezione marxiana.
  • Ruolo della scienza, della tecnica e degli intellettuali
    Il saggio sottolinea come la scienza e la tecnologia, soprattutto in epoca contemporanea, siano sempre più intrecciate con la produzione bellica e con le logiche del capitale. Gli intellettuali, una volta protagonisti dell’emancipazione civile, sono oggi spesso integrati nel sistema, perdendo la loro funzione critica.
  • Struttura e sovrastruttura nel capitalismo
    Viene ribadita la distinzione marxiana tra elementi strutturali (come il rapporto tra lavoro vivo e lavoro morto) ed elementi sovrastrutturali (Stato, religione), sottolineando come il Modo di Produzione Capitalistico sia un modello teorico che si manifesta in diverse forme storiche di capitalismo.
  • Globalizzazione e mondializzazione
    Gli autori distinguono tra mondializzazione (processo storico di integrazione economica) e globalizzazione (ideologia neoliberista), criticando la polarizzazione tra “no global” e “sì global” e ponendo l’accento sulla necessità di indirizzare i processi globali verso fini sociali e collettivi.
  • Metodo marxiano e dialettica
    Il saggio affronta la difficoltà di coniugare metodo logico e indagine storica, criticando sia la rigidità degli schemi sia la separazione tra teoria e storia. Viene discussa la dialettica materialistica come strumento per comprendere i processi di trasformazione storica, distinguendo tra le posizioni di Marx ed Engels e il dibattito sulla natura e i limiti della dialettica stessa.
  • Critica all’economia politica dominante
    Si contrappone la concezione marxista, attenta ai rapporti sociali e alle dinamiche di classe, alla visione neoliberista che riduce l’economia a sommatoria di individui razionali e mercati autoregolati. Viene evidenziata la complessità delle classi sociali contemporanee, superando la loro rappresentazione dicotomica.

Focus sui Punti Chiave

  • Divenire storico e centralità della lotta di classe
    La storia è vista come processo aperto, segnato dal conflitto tra classi e dalla possibilità di rotture rivoluzionarie, contro ogni visione deterministica o evoluzionista del passaggio dal capitalismo al socialismo.
  • Scienza, tecnica e militarizzazione
    Il saggio mette in guardia contro la subordinazione della scienza e della tecnica agli interessi del capitale e della guerra, sottolineando la necessità di un controllo sociale e collettivo su innovazione e conoscenza.
  • Complessità delle classi e delle dinamiche sociali
    Non esistono blocchi monolitici: sia le classi subalterne che quelle dominanti sono attraversate da differenze e conflitti interni, che vanno analizzati per comprendere le trasformazioni attuali.
  • Critica della naturalizzazione dell’economia
    Gli autori rifiutano ogni tentativo di presentare le leggi economiche come naturali o inevitabili, rivendicando il carattere storico e artificiale delle regole che governano la società.
  • Dialettica come metodo e come critica
    Il confronto tra Marx ed Engels sulla dialettica è centrale: mentre Engels tende ad applicarla anche alla natura, Marx la vede soprattutto come strumento per comprendere e trasformare la società. La dialettica resta il cuore del metodo marxista, ma il suo ruolo e i suoi limiti sono oggetto di dibattito.

In sintesi, il saggio invita a ripensare criticamente il capitalismo contemporaneo, la funzione della scienza e il ruolo degli intellettuali, riaffermando la necessità di una filosofia del divenire storico capace di cogliere la complessità e le possibilità di trasformazione del reale.

Citations:

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SINTESY by Perplexity Per una filosofia del divenire storico: dalle necessità all’impossibile di Luciano Vasapollo – Rita Martufi – Mirella Madafferi Pubblicato su Contropiano il 4-5-25 poi su Sinistrainrete il 9-5-25 LINK al testo