Mauro Valiani, Contro il Suicidio della Sinistra

Sabato 28 giugno 2025, alla Casa del Popolo La Montanina, si è svolto L’INCONTRO A SINISTRA, organizzato da Diritti a Sinistra Firenze. Mauro Valiani, Dalla Critica alla Proposta: un’Alleanza Necessaria

Specialmente a una certa età sovviene l‘impressione ‘sintetica’ della pregressa esperienza politica: molte e molti di noi ci siano impegnati, con sigle varie e in vari momenti, a costruire qualcosa che assomigliasse a ‘ciò che avevamo prima’ oppure a cercare di ‘consigliare’ la principale forza, cioè il PD, a ‘fare’ secondo le nostre indicazioni. Non ne ricavo un grande bilancio in termini di efficacia.

Ci troviamo a vivere in quest’epoca dove è emersa una nuova razza di conservatori che, paradossalmente, ricerca un cambiamento radicale, pur confuso, ripensando a un passato mitizzato, con una brusca regressione di progressi precedentemente conquistati a fatica. Sono riusciti ad imporre questo: le condizioni esistenti sono ‘necessarie’ (filosoficamente parlando) o come l’unica realtà possibile. Tuttavia, moderazione e cautela hanno ceduto il passo al fervore di un conservatorismo reazionario e più o meno violento.

Ci è toccato anche ri-vedere anche “un’alleanza” tra le forze reazionarie e la classe operaia; che non si basa su interessi economici comuni, ma su un senso artificiale di identità culturale. Infatti, con il neoliberismo, il concetto di classe operaia è stato prima ignorato, poi liquidato. Le classi economiche sono state ribattezzate “strati sociali” e, infine, come semplici individui in cerca di successo nella lotteria della mobilità sociale. L’ideale nostalgico e populista dell’uomo comune è un costrutto politico deliberato, progettato per rendere impossibile la politica materiale.

Pigliamo, ad esempio, figuri come il vice Vance: la guerra culturale viene presentata come una guerra di classe. Sostiene che resistere ai valori progressisti dell’élite sia fondamentale per difendere gli interessi economici e politici dei lavoratori, sebbene non specifichi mai quali siano tali interessi. Il tipo offre solo la vuota moneta di scambio del ‘riconoscimento’. Noi, invece, dobbiamo tener duro e alimentare un altro conflitto: la forza del sindacato, tutele del lavoro, buone infrastrutture pubbliche e assicurazioni universali come il SSN o quelle contro la disoccupazione che dia loro la possibilità di rifiutare condizioni di lavoro degradanti, costringendo i datori di lavoro ad aumentare i salari.

La democrazia e la politica democratica hanno fallito perché non sono riusciti a riconoscere la controrivoluzione che andava dispiegandosi ai danni del capitalismo sociale del dopoguerra, e tanto meno sono riusciti a opporvisi(W. Streeck – Tempo guadagnato – Feltrinelli 2013)

Dunque, non dobbiamo, ovviamente, abbandonare la ‘politica materiale’, ma, insieme, dovremmo rivalutare la lotta culturale, ed anche riconsiderare l’aspetto spirituale dell’impegno pubblico, da svilupparsi anche con iniziative di formazione. Da questo punto di vista ne segnalo volentieri una prossima: “L’Occidente relativo, l’Europa possibile”, https://patriaecostituzione.it/scuola-di-formazione-politica-2025/

Il Teologico: abbattere i potenti, innalzare gli umili

Il Politico: “Come” abbattere i potenti, “Come” innalzare gli umili. (Mario Tronti)

Tuttavia, in questo periodo, mi colpiscono maggiormente certi accadimenti, più che le profonde analisi generali. Dettagli, poterebbe osservare qualcuno. Sì, ma … fino a un certo punto. Ad es.: i seguenti:

1-Il programma nazionale Sanità del PD. In una ventina di pagg – molte parti condivisibili -ne sviluppa due su parità e medicina di genere, a fronte di ‘zero’ su salute e sicurezza dei lavoratori.

2-Arriva su FB il bombardamento di una proposta di ‘pacchetti di prevenzione’ per i soci Coop Alta Toscana (dettaglio: se porti un amico prezzo scontato) della Synlab (una multinazionale diagnostico sanitaria, beneficiaria anche, a partire dal Covid, di notevoli appalti da parte della Regione), di cui ho provveduto a informare Simone Bezzini.

3-Relativamente alla mia città vi segnalo che è in atto una richiesta di referendum abrogativo di una delibera comunale di Empoli (presa “in coordinamento” con i sindaci di Firenze e Prato, officiante Eugenio Giani) dell’ottobre 2022, sulla cosiddetta Multiutility. A suo tempo siamo riusciti a raccogliere circa 4mila firme (quasi il 10% dei residenti) ed ultimamente è stato richiesto ufficialmente l’accorpamento con le prossime regionali.

Il primo punto potrebbe essere indicativo dell’”ontologia” di questo partito. Il secondo potrebbe connotare come il mercato abbia conquistato il servizio (già) pubblico che era stato costruito su solide basi di valutazione di efficacia, trasparenza e appropriatezza degli accertamenti sanitari; fa i cozzi con alcuni fondamentali – culturali, oltre e prima che politici – di tutta la mia/nostra storia politica e professionale. La questione sottostante al terzo è ancora quella ‘antica’: servizi come quello dell’acqua devono essere a rilevanza economica (dati in gara) oppure effettivi servizi pubblici, gestiti in house? Su questo punto non possiamo non connetterci idealmente a quel macigno storico che pesa sulla sinistra che è stato lo smantellamento dello Stato a partire dagli anni 90.

Come dire: sulla guerra e su Gaza si è manifestato il suicidio dell’occidente; sulle pratiche di privatizzazione dei servizi pubblici si è manifestato un suicidio della sinistra (parola quest’ultima, che più si va avanti e più che assume, per la gente comune, un alone metafisico…).

«È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala»– Lettera di Trichet e Draghi al Governo italiano, 5 agosto 2011.

In tante esperienze e politiche, anche della nostra Regione, abbiamo avuto l’impressione che ‘qualcosa’ (eufemismo) di questi tratti discussi sopra sia stato introiettato.

Per trasparenza: io, alle scorse elezioni, ho votato M5S (di cui vedo tutti i profondi limiti organizzativi e la debolezza territoriale) soprattutto per disporre di una forza (forza quantitativa, di aderenti e consensi, e di qualità egemonica del ‘discorso’), caratterizzata da una più netta autonomia su due punti sui quali vale il principio del pastore “o pecore in qua o pecore in là”: quello della Pace e quello del Lavoro. Dobbiamo tutti lavorare a un’alleanza nazionale – o ad un accordo elettorale (Floridia docet) – che impedisca a questa destra (particolarmente in questi giorni si rivela così fellona …) di gestire il potere pur avendo una minoranza dei votanti. Ma almeno su due punti, quello della Pace e quello di ‘ritorno dello stato’ e della dignità nazionale ci vuole un ‘certo’ accordo che rappresenti una inversione dell’ultimo corso storico della cosiddetta sinistra nel nostro paese.

Non si danno diritti senza potenza –Baruch Spinoza

Infine, sulla contingenza delle prossime elezioni regionali. Gira da tempo il refrain “ma chi lo sposta il Giani, non c’è alternativa”. Io, invece, ho delle gravi difficoltà a votare il presidente della ‘pro-loco’ Toscana (con tutto il rispetto per la funzione delle proloco di paese). Anzi, oniricamente, mi piacerebbe saltare la scadenza e andare “al dopo”.

Non lo sostengo (a parte la facile battuta: abbiamo già dato!), non solo per motivi di policy (il contenuto concreto delle decisioni prese o non prese), ma anche di politics (il processo politico, cioè il modo in cui si conquistano e si esercitano potere e autorità).

Avverto il grande rischio di perdita di forza della possibilità di una svolta, necessaria per superare le insufficienze politico amministrative di questi anni e per sviluppare risposte più adeguate ai tempi duri che si prospettano. Ciò per via del sistema di potere e nomine che ‘il nostro’ ha attivato e la non affidabilità su alcuni orientamenti fondamentali (ad es., il suo pensiero circa una autonomia regionale ‘in sedicesimo’). Interessante, da questo punto di vista, è anche il doc di Luigi Izzo (SCE) sulla forma toscana di ‘capocrazia’ e sulla necessità di una nuova legge elettorale.

I primi punti del doc denominato Accordo politico fra “2020 a Sinistra” e il candidato alla presidenza della Regione Toscana per il centrosinistra Eugenio Giani, dell’estate 2020:

– Un percorso chiaro e con precise tappe da rispettare per la ripubblicizzazione della gestione della risorsa idrica, a livello di bacini idrici.

– Impegno ad una revisione della Legge regionale 28 dicembre 2015, n. 84 “Riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del sistema sanitario regionale. Modifiche alla l.r. 40/2005”. ..con particolare riguardi a “i problemi di interlocuzione con i livelli di governo locale …”

Lascio a lettori ogni considerazione su questo.

Per la sanità (di cui sappiamo il peso preponderante a livello regionale) uno dei punti fondamentali è il seguente.

Il governo ‘locale’ della sanità è praticamente inesistente. La stessa Società della Salute (nelle aree della Toscana dove è stata costituita) non può negoziare un budget o il personale per i servizi sanitari territoriali. Le scelte fondamentali vengono prese dal Direttore Generale. La riforma delle ASL del 2015 doveva, e ancor deve, essere rivista. C’è bisogno di accorciare la distanza tra le Direzioni e i territori attraverso la valorizzazione dei consigli comunali e, dal punto di vista gestionale, delle figure intermedie (con particolare riguardo al direttore di distretto sociosanitario), per consentirgli di essere referenti “forti” della zona, nei confronti degli operatori e degli organismi istituzionali come le conferenze dei sindaci. La politica sanitaria toscana ha avuto il merito di attivare interventi efficaci nel controllo delle malattie croniche (l’esperienza delle ex Case della Salute – ora Case della Comunità – a partite dai primi anni duemila) e, successivamente, il demerito di averne provocato il declino.

Dobbiamo più decisamente riprendere la strada interrotta.