L’Europa si affranchi dal servaggio americano o perisca

Enrico Rossi

Buongiorno.

Trump ha dichiarato guerra commerciale all’Europa mandando a Von der Leyen una lettera in cui si dice che dal 1 di agosto gli Stati Uniti applicheranno una tassa del 30% ai prodotti importanti dal vecchio continente.

Escluso i Fratelli d’Italia -il cui servilismo filo-americano supera il limite del decoro- un po’ da tutte le parti politiche si levano grida per trattare e chiedere la riduzione dei dazi, ma nessuno dice come si potrebbe raggiungere l’obiettivo.

Non certo piegando la testa, come si è fatto per la vicenda delle spese militari al 5 per cento, e neppure appellandosi al buon cuore del presidente degli USA, o peggio ancora facendo affidamento su amicizie personali o antiche relazioni di cooperazione tra gli Stati.

Trump mostra un’arroganza superlativa e un’aggressività spocchiosa: i suoi modi sono quelli da imperatore che vuole imporsi senza mediazioni. Questa è la sua politica e quanto prima l’Europa ne prenderà atto meglio sarà per tutti noi.

Pertini diceva: “a canaglia, canaglia e mezzo”.

Così deve fare l’Unione Europea e reagire con forza a un leader autoritario che ha tratti narcisistici e una visione unilaterale dei rapporti internazionali.

La Cina ha risposto con equilibrio e determinazione all’ attacco americano imponendo dazi ritorsivi e ottenendo che Trump facesse marcia indietro.

L’Europa, come potenza commerciale, non è inferiore a nessuno, e potrebbe farsi valere rispondendo intanto con dazi simmetrici al 30 per cento che impatterebbero su settori strategici degli USA: tecnologia e hardware (Apple e Big Tech), automotive(Tesla, Ford), aereospazio (Boeing), agroalimentare mais, soia, bourbon, carne), moda e beni di lusso americani.

In altre parole di fronte ad una risposta dell’Europa simmetrica alle minacce di Trump, gli USA rischierebbero di perdere persino di più della UE e ne uscirebbero più colpiti. Soprattutto la base elettorale di Trump si farebbe sentire e lo indurrebbe a più miti consigli come ha già fatto quando era in corso la guerra dei dazi con la Cina.

Ma vi sarebbero anche altre reazioni che l’UE potrebbe minacciare e mettere in campo contro la prepotenza imperialista americana.

Potrebbe ad esempio rafforzare la normativa antitrust e anti-Big Tech, con sanzioni più dure per Apple, Google, Amazon, e aumentare la tassazione per questi colossi USA, soprattutto su cloud, pubblicità, piattaforme streaming.

Un’altro tema per l’Europa è la diversificazione commerciale e l’accelerazione degli accordi con altri Paesi e blocchi: Mercosur (America Latina), India, (ASEAN), Africa (AfCFTA).

In generale, l’UE dovere stringere rapporti più stretti sul piano economico con i paesi BRICS, inclusa la Cina.

Ma non basta: l’oro che abbiamo in USA è nostro, ma non è sotto il nostro controllo diretto.

Se Germania e Italia fossero veramente unite, potrebbero richiedere alla Federal Reserve di New York la restituzione delle loro riserve aure lì depositate dopo la seconda guerra mondiale.

L’oro è di proprietà delle Banche Centrali (Bundesbank, Banca d’Italia) e può essere rimpatriato.

La Germania già lo ha fatto in parte tra il 2013 e il 2017 (rientro di 674 tonnellate da Parigi e New York). L’Italia non ha mai richiesto ufficialmente il rimpatrio, ma potrebbe farlo, chiedendo di far rientrare dagli USA, circa 1000 tonnellate di oro che ci appartengono.

Non sono più, infatti, i tempi in cui si devono temere rivoluzioni comuniste. Nè vale l’argomento  dei risarcimenti da pagare per la seconda guerra mondiale: sono passati ormai 80 anni, durante i quali l’Italia ha già  dato più di quello che doveva per l’essere stata in guerra contro gli USA , per decisione scellerata di Mussolini e dei fascisti alleati di Hitler.

Sullo stesso piano stanno le occupazioni temporanee dei territori dei paesi europei con basi militari americane.

L’Europa ospita oggi oltre 100 basi militari statunitensi, di cui almeno 13 in Italia. Le più rilevanti da noi sono Aviano, Vicenza, Sigonella e Camp Darby.

Attualmente, gli USA non pagano affitto né versano contributi sostanziali per l’uso del territorio. I costi di manutenzione e sicurezza sono in buona parte a carico dello Stato ospitante, coperti solo in parte da fondi NATO. Al contrario, in Giappone e Corea del Sud gli Stati Uniti versano ogni anno miliardi di dollari per il mantenimento delle loro basi.

Un’Europa che vuole essere sovrana non può più tollerare che venga aggredita economicamente da chi, sul piano militare, continua a beneficiare gratuitamente della nostra ospitalità.

Il post è già molto lungo e me ne scuso.

Aggiungo che l’elezione di Trump, un nemico dell’Europa, come presidente americano poteva essere la grande occasione per un’Europa più libera, autonoma e più forte.

Invece, la destra al governo in italia e in Germania ma anche il vuoto politico di tanti leader sedicenti liberali stanno facendo dell’Europa un continente Vassallo e del suo popolo un popolo minore, asservito ad un alleato irrispettoso.

È il momento di rispondere colpo su colpo, con fermezza e equilibrio, con orgoglio europeista, e con una visione di lungo respiro.

Massimo Baldacci
Condivido totalmente. Aggiungo che sarebbe indispensabile un’ inversione di rotta sulla questione ucraina per spingere il più rapidamente possibile verso la pace fattibile, e poi riprendere anche con la Russia la cooperazione economica e il dialogo sulla sicurezza.