Se Trump ammazza il capitalismo di Giovanni La Torre (Limes, 28 maggio 2025).
Se Trump uccide il capitalismo: il dazio come clava e il pensiero come nemico
In questo saggio pubblicato da Limes, Giovanni La Torre analizza con taglio critico e ampio respiro teorico come le politiche economiche e culturali dell’amministrazione Trump mettano a rischio le fondamenta stesse del capitalismo: la divisione internazionale del lavoro e l’innovazione continua. Tra i fantasmi di Adam Smith, Ricardo e Schumpeter, e i dilemmi irrisolti del sistema monetario internazionale, l’autore mette in luce l’eterogenesi dei fini: nel tentativo di difendere il dominio americano, il trumpismo rischia di distruggere proprio gli strumenti che lo avevano reso egemone.
Scheda sintetico-analitica
Titolo: Se Trump ammazza il capitalismo
Autore: Giovanni La Torre
Fonte: Limes, 28 maggio 2025
Temi principali:
- Divisione del lavoro internazionale
- Innovazione e libertà accademica
- Dilemma del dollaro e ordine monetario globale
- Eterogenesi dei fini del neoliberismo
- Conflitto tra destra economica e destra politica
Sintesi contenutistica:
La Torre sostiene che la politica dei dazi promossa da Trump e la sua ostilità verso l’università e la libertà di ricerca stanno minando i due capisaldi storici del capitalismo occidentale. I riferimenti a Smith (divisione del lavoro), Ricardo (specializzazione e scambio internazionale) e Schumpeter (innovazione come anima del capitalismo) tracciano una linea teorica precisa: senza apertura, specializzazione e creatività diffusa, il sistema capitalistico perde la sua dinamica interna e diventa sterile o autoritario.
Viene inoltre ripreso il dilemma del dollaro: la contraddizione per cui gli USA devono mantenere un deficit commerciale per alimentare la liquidità mondiale, pena il collasso del commercio globale. L’autore sottolinea che Trump ignora tale paradosso e, nel tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale, potrebbe minare l’intero sistema costruito a Bretton Woods, già fragile e contestato (es. dai BRICS).
Infine, La Torre riflette sul rischio che la destra economica, abbattendo lo Stato sociale e i corpi intermedi nel nome del mercato, abbia involontariamente spalancato le porte alla destra politica illiberale e anticapitalista. Il caso delle università statunitensi, colpite da misure xenofobe e censura, è emblematico della crisi culturale che accompagna quella sistemica.
Analisi critica:
Il saggio è un contributo significativo per chi studia le contraddizioni del neoliberismo nell’epoca post-globalizzazione. È interessante la connessione fra moneta, commercio, libertà accademica e innovazione come strutture interdipendenti di un capitalismo “aperto”. La Torre non idealizza il passato americano, ma ne evidenzia il pragmatismo costruttivo, in contrasto con l’attuale virata protezionista e autoritaria. Il riferimento al “bancor” keynesiano come possibile via d’uscita è suggestivo, anche se ancora utopico.
Per approfondire (apparato bibliografico minimo):
- Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, 1776
- David Ricardo, Principi dell’economia politica e dell’imposta, 1817
- Joseph Schumpeter, Capitalismo, socialismo e democrazia, 1942
- John Maynard Keynes, Proposals for an International Clearing Union, 1944
- Giovanni La Torre, “La risposta a Trump: il bancor keynesiano”, Limesonline, 28/04/2025
- Peter Drucker, L’era del discontinuo, 1970
- Giovanni Arrighi, Il lungo XX secolo, 1994
- Dani Rodrik, The Globalization Paradox, 2011