Il dilemma del dollaro: echi dell’Accordo del Plaza e un incerto futuro by Imran Khalid

FONTE MRonline (Posted Jun 19, 2025)
The dollars dilemma: Echoes of a Plaza past and an uncertain future by Imran Khalid
Originally published: Foreign Policy in Focus on June 9, 2025
TRADUZIONE E IMMAGINE REDAZIONALE

Il fantasma del Plaza Accord aleggia sulla Casa Bianca.
Nel 1985 gli Stati Uniti convinsero gli alleati a svalutare il dollaro per riequilibrare i commerci globali. Oggi, in un mondo multipolare e instabile, l’idea torna in auge tra paure di declino e nuove manovre valutarie. Ma la supremazia del dollaro, un tempo garanzia di stabilità, oggi appare sempre più come un fardello. Il nuovo “dilemma americano” è una crisi strutturale, non solo monetaria.

Sintesi

Imran Khalid analizza nel suo saggio il ritorno dell’idea di un Plaza Accord 2.0, evocando lo storico accordo valutario del 1985 con cui gli Stati Uniti riuscirono a indebolire il dollaro e a rilanciare le esportazioni. Ma oggi, nel contesto di una crescente instabilità geopolitica e di un mondo policentrico, quel modello appare anacronistico e inefficace.

L’autore descrive un incontro a porte chiuse del 25 aprile 2025 tra il presidente del Consiglio dei Consulenti Economici USA, Stephen Miran, e i vertici di colossi finanziari come BlackRock e Citadel. Al centro dell’incontro, l’idea di una svalutazione coordinata del dollaro per recuperare competitività industriale. Ma dietro questa proposta si cela una crisi più profonda: il lento sgretolarsi del ruolo del dollaro come moneta egemone.

Il saggio richiama il celebre Dilemma di Triffin, secondo cui la leadership del dollaro richiede agli USA di mantenere deficit commerciali e fiscali per garantire liquidità globale. Oggi, però, tali squilibri hanno raggiunto livelli insostenibili ($1.8 trilioni di deficit di bilancio e $1.2 trilioni di deficit commerciale nel 2024), trasformando l’egemonia monetaria in vulnerabilità sistemica.

La politica economica americana – segnata da dazi, protezionismo, e retorica populista – non fa che accelerare il declino: si cercano colpevoli all’esterno (Cina, Europa) per compensare mancate riforme strutturali interne (infrastrutture, innovazione, istruzione). Intanto, gli alleati storici si allontanano: fondi sovrani arabi diversificano le riserve, Londra guarda oltre il dollaro, e l’ultima agenzia di rating ha tolto agli USA il giudizio AAA.

Il processo di erosione della centralità del dollaro è lento ma inesorabile. I BRICS, ad esempio, stanno sperimentando sistemi di pagamento alternativi come BRICS Pay, basati su blockchain e valute locali. L’UE, pur con fragilità interne, mantiene una relativa solidità monetaria e ha visto l’euro rafforzarsi del 10% in pochi mesi.

Khalid conclude sottolineando come l’illusione che basti svalutare il dollaro per rilanciare l’industria americana sia profondamente fuorviante. La competitività dipende da innovazione, struttura produttiva e coerenza strategica. In un mondo interconnesso e diffidente, l’egemonia non può più essere imposta: va guadagnata, condivisa o persa.


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