Andres Lasso, Mettere in discussione tutto
Sabato 28 giugno 2025, alla Casa del Popolo La Montanina, si è svolto L’INCONTRO A SINISTRA, organizzato da Diritti a Sinistra Firenze. Contro il conservatorismo globale di Andres Lasso
Un incontro dal titolo “a sinistra” mi spinge a cercare di capire quali sono le coordinate politiche all’interno delle quali posizionarci. Nel novecento era più semplice. Gli assi dialettici progressismo conservazione, lavoro vs capitale, ‘più stato’ vs ‘più mercato’, sembravano correre paralleli e il nostro agire politico poteva essere descritto come un punto un po’ più in qua o un po’ più in là su una linea. Ma oggi è ancora così? E il termine progressismo cosa sottintende? Perché se diventa soltanto sinonimo di innovazione, trasformazione, cambiamento eccetera, anche il turbocapitalista può esserlo, talvolta più di altri soggetti sociali. Ma ogni cambiamento è progresso? ogni cambiamento è desiderabile, ogni “conservazione” è sbagliata? Io credo che il punto centrale, su cui misurare ciò che è progressista e ciò che è conservatore, sia la capacità di cambiare gli equilibri di potere esistenti. Da quelli locali, a quelli geopolitici. Se guardiamo a questo tipo di cambiamento, ci rendiamo conto che il capitale è sempre conservatore, vuole sempre conservare e consolidare gli equilibri di potere e esistenti. Ed io, che ogni tanto ho posizioni eterodosse rispetto alla sinistra, mi sento totalmente avversario a questa conservazione. Nel mondo, l’equilibrio basato sull’egemonia USA sta mostrando il peggio di sé: dal genocidio palestinese, condotto da Israele ma consentito da USA e Occidente, al sempre più imbarazzante vassallaggio europeo, alla totale esautorazione delle istituzioni internazionali, al ritorno della guerra che colonizza ogni spazio politico e mentale. In Italia, il ritorno di un bipolarismo affidato a una classe dirigente sempre più inadeguata, lo smantellamento delle conquiste del passato, gli inquilini del Quirinale che nel tempo diventano sempre più simili a monarchi, sempre più garanti di un vincolo esterno che della costituzione, sempre più taciturni di fronte alle violazioni dello spirito della costituzione e del diritto internazionale. A Firenze , l’esplosione della speculazione immobiliare che scaccia sempre di più i residenti di un tempo, incapaci di poter vivere in un posto in cui uno stipendio non è più sufficiente a pagare l’affitto. In questo mondo così diverso rispetto a quello novecentesco, serve individuare delle priorità e capire con chi portarle avanti e chi sono gli avversari. Spesso a sinistra si è pensato che unire più lotte favorisse un incremento della massa critica, della partecipazione, che in questo modo si sommassero i risultati. Invece avviene il contrario. Intanto perché se tutto è prioritario, niente lo è davvero. Ma anche perché unendo insieme tutte le lotte, rimarranno a portarle avanti solo coloro che le condividono tutte, che sono una frazione piccola di coloro che parteciperebbero se si individuasse di volta in volta la singola priorità. Questo approccio sarebbe certo “ a geometria variabile” ma molto più capace di raggiungere il singolo obiettivo prefissato. Una dimostrazione di quest’efficacia è l’ampia visibilità e anche i risultati che sta ottenendo il comitato Salviamo Firenze per viverci, perché riesce a parlare alla gran parte della cittadinanza e convogliare il senso comune verso alcuni obiettivi. Da ambientalista che si è speso per lo più sulle questioni ecologiche e ambientali, penso che su scala nazionale e sovranazionale la priorità oggi sia lo stop alla guerra e al riarmo. Anche perché guerra e riarmo sono, tra le altre cose, una plateale negazione della crisi climatica. Convogliare risorse indispensabili alla transizione, verso un comparto che produce distruzione, morte, inquinamento di ogni genere, emissioni climalteranti in quantità gigantesche, è una evidente forma di negazionismo pratico. Significa dire ciao a qualunque possibilità, se ancora ne abbiamo, di invertire i trend climatici. Quella “finestra che si chiude”, come si intitola l’ultimo rapporto IPCC, viene chiusa ancora più in fretta e vengono date varie mandate. Ma mettere in discussione il sistema guerra, non può non significare anche mettere in discussione gli assetti di potere globale che hanno generato ciò che stiamo vivendo. Molti hanno trovato grave Trump quando disse che c’era la fila per baciargli il c…. Anche io, ma trovo ancor più grave che Rutte lo abbia baciato davvero e che nessun leader europeo, nessuna istituzione, si sia dissociato pubblicamente da tale servilismo tossico e lesivo degli interessi europei. Ho sentito alla Camera Cuperlo affermare che siamo e saremo sempre alleati degli USA. Nonostante tutto quello che sta avvenendo, non c’è la capacità di mettere in discussione gli equilibri di potere. Questo è il conservatorismo, a mio parere. Come qualcuno mi ha già sentito dire, vengo da un paese, Panama, che ha mandato via gli USA dal proprio territorio, nonostante un trattato, firmato al momento dell’indipendenza del paese, che concedeva in modo “perpetuo” quel territorio. Quel trattato del 1903 è stato stracciato nel 1977 grazie a una battaglia generazionale. Oggi le basi strategiche che esistevano quando io ero bambino, non esistono più. Tutto è stato riconvertito a uso civile. E noi, Italia, Europa, che avremmo un peso molto superiore a quello di un piccolo paese con pochi abitanti e senza industrie, siamo in grado dopo 80 anni di mettere in discussione tutto, o abbiamo introiettato il conservatorismo anche noi? Consideriamo ineluttabili gli assetti mondiali, gli assetti locali, gli assetti regionali, il dominio del mercato sull’iniziativa pubblica, o sentiamo l’urgenza di mettere in discussione tutto, perché quegli assetti non sono più adeguati al tempo che viviamo, e allora dobbiamo correre a costruire una alternativa, a tutti i livelli? Non so quanto questo senso di urgenza sia “di sinistra”, ma io sento questo, e credo lo sentano in tanti, anche dentro a contesti politici che reputiamo distanti da noi e che magari diamo politicamente per “persi”