SINTESI by ChatGPT
L’articolo “The MAGA Ideology and the Trump Regime”, pubblicato sulla rivista Monthly Review (maggio 2025, vol. 77, n. 1), affronta il tema dell’ideologia neofascista emergente negli Stati Uniti sotto l’influenza del movimento MAGA (Make America Great Again) e della presidenza Trump. L’autore, John Bellamy Foster, analizza come l’uso propagandistico del termine “marxismo culturale” sia stato impiegato per giustificare politiche reazionarie: smantellamento dello Stato amministrativo, attacco alla libertà accademica e repressione del dissenso. L’articolo mette in luce i pericoli della nuova ondata maccartista promossa da think tank conservatori come la Heritage Foundation, e sostiene la necessità di una rinascita del marxismo classico radicato nell’analisi di classe e nel materialismo storico, come strumento per ricostruire un movimento socialista universale capace di contrastare l’attuale deriva neofascista.
Parole chiave
SEGUE : Traduzione italiana della presentazione del numero della rivista
Robert W. McChesney, coeditore della Monthly Review dal 2000 al 2004 e membro del consiglio di amministrazione della Monthly Review Foundation dal 2000 al 2025, è morto il 25 marzo 2025. Pubblicheremo un tributo commemorativo a lui, alla sua vita e al suo lavoro in un prossimo numero di MR.
Nel 2024, Monthly Review Press ha pubblicato una traduzione del libro di Domenico Losurdo, Il marxismo occidentale: come è nato, come è morto, come può rinascere (2017), a cura di Gabriel Rockhill. Molti dei temi sollevati da Losurdo sono stati ripresi da Rockhill e dal direttore di Monthly Review, John Bellamy Foster, in un dialogo apparso nel numero di marzo della rivista. I due autori hanno evidenziato le “quattro ritirate” che caratterizzano il marxismo occidentale come tradizione teorica: la ritirata dalla classe, dall’anti-imperialismo, dal materialismo/natura/scienza e dalla ragione. A questa critica si lega strettamente anche l’analisi del postmodernismo – spesso definito “teoria francese” – per il suo tentativo di decostruzione del materialismo storico e la promozione dell’irrazionalismo, con tutte le contraddizioni che ciò ha generato nella teoria e nella prassi della sinistra. Su questo tema è in uscita un nuovo libro di Aymeric Monville e Gabriel Rockhill, Requiem for French Theory: Transatlantic Funeral Dirge in a Marxist Key.
Tuttavia, tali confronti critici avvengono in un contesto storico complessivo, il nostro, che oggi si sta trasformando radicalmente, sempre più dominato da un’ideologia neofascista. Negli Stati Uniti, ciò ha generato un nuovo maccartismo diretto contro il cosiddetto “marxismo culturale”. Come spiega Foster in The MAGA Ideology and the Trump Regime, l’attacco al marxismo culturale è usato come giustificazione ideologica delle politiche reazionarie dell’amministrazione Trump. La propaganda anti-marxista serve a legittimare la distruzione dello “Stato amministrativo”, gli attacchi ai media, lo smantellamento delle normative ambientali e l’eliminazione forzata della libertà accademica nel sistema educativo.
Sorge quindi la domanda: nel mettere in discussione il marxismo occidentale e il postmodernismo da una prospettiva marxista classica, Monthly Review sta forse dando sostegno al progetto neofascista che oggi si profila in Occidente? La risposta è un deciso No.
È necessario analizzare direttamente il nuovo maccartismo. Il concetto propagandistico di “marxismo culturale” emerge nella pubblicazione della Heritage Foundation del 2022, insieme al suo Project 2025, intitolata How Cultural Marxism Threatens the United States—And How Americans Can Fight It, di Mike Gonzalez e Katharine C. Gorka. Questo studio dichiara fin dall’inizio che il marxismo di Marx, Engels, Lenin, Mao e Che Guevara è “morto”. Il marxismo, in questa visione distorta, sarebbe solo un “determinismo economico”, ormai superato insieme all’analisi di classe.
Secondo la nuova ideologia MAGA, il marxismo culturale sarebbe un tentativo di introdurre il marxismo nella società americana su basi esclusivamente culturali, focalizzandosi su razza, genere e ambiente. Si sostiene che i marxisti culturali abbiano creato un’oligarchia di sinistra che domina tutte le istituzioni degli Stati Uniti: governo, media, sistema educativo e, in parte, anche le grandi imprese. Questo avrebbe generato una “intolleranza woke” che si sarebbe diffusa ovunque. A queste accuse seguono storie allarmistiche secondo cui i bambini verrebbero indottrinati con idee “woke” anti-bianche, femministe estreme e transgender, in violazione della cultura americana e della religione cristiana. Si invoca così una contro-rivoluzione di destra. Frotte di immigrati, portatori di culture “non americane”, minaccerebbero l’America bianca, secondo la teoria di destra del “grande rimpiazzo” o del “Browning of America”, in linea con l’agenda del marxismo occidentale. Anche diversità, equità e inclusione sono classificate come idee del marxismo culturale.
Nel gennaio 2025, un memorandum dell’Ufficio per la gestione e il bilancio della Casa Bianca ha congelato la spesa pubblica federale, affermando che ciò serviva a impedire finanziamenti illegittimi destinati all’“equità marxista”.
Eppure, ciò che i propagandisti MAGA temono di più non è il “marxismo culturale” (o il postmodernismo), che rimane un bersaglio facile finché si limita alla politica delle identità. Ciò che temono davvero è la rinascita del marxismo classico su basi universali, radicato nell’analisi di classe e nella economia politica. Questo include necessariamente anche l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione, intese nel senso dell’“uguaglianza sostanziale” teorizzata da István Mészáros.
Un tale movimento di classe del XXI secolo, fondato sul materialismo storico, rappresenterebbe l’umanità nel suo complesso. Ne consegue che una critica alle tradizioni del marxismo occidentale e del postmodernismo da una prospettiva marxista classica è essenziale per ricostruire il marxismo e combattere le tendenze reazionarie odierne. Lo scopo non è la pura negazione, ma la negazione della negazione, cioè il superamento delle contraddizioni presenti a un livello superiore, verso un movimento socialista, unificato e universalista.
Come la frammentazione della sinistra operata dal marxismo occidentale e dal postmodernismo ha aperto la strada al ritorno della destra, così la riunificazione della sinistra su una base storicamente materialista e radicata nella classe lavoratrice – nella sua diversità – è la chiave per rovesciare il neofascismo attuale.
(Riferimento finale: István Mészáros, La necessità del controllo sociale, Monthly Review Press, 2015, pp. 121–129)
FONTE Monthly Review n 1/2025 (1 maggio 2025) TRADUZIONE della presentazione del volume a cura della redazione