Fausto Ferruzza Pace, pace, pace
Sabato 28 giugno 2025, alla Casa del Popolo La Montanina, si è svolto L’INCONTRO A SINISTRA, organizzato da Diritti a Sinistra Firenze. L’intervento di Fausto Ferruzza, Presidente Legambiente Toscana
Contesto. Pace, pace, pace..
Mai come adesso, credo, e la sensazione è rafforzata dalla chiusura del ciclo storico a suo modo segnato dallo straordinario Pontificato di Papa Francesco (2013/2025), ogni velleità politica – a mio modesto avviso – deve essere severamente interrogata dalla pregiudiziale pacifista. Dobbiamo abolire la guerra. In altri termini, dobbiamo riconoscere, come condizione dirimente per la credibilità di un qualsiasi progetto politico, che siamo innanzitutto un’unica specie in un unico mondo vivente. E che quindi la fratellanza (la terza polarità per certi versi trascurata della triade rivoluzionaria del 1789 – liberté, égalité, fraternité) è il nostro orizzonte di vita, che ci richiama e anzi ci obbliga a salvare vite umane, sempre e comunque. La nostra ecologia integrale, che confligge platealmente coi modelli di società che ci vengono proposti sia dal liberismo mercatista, sia, a maggior ragione, dal sovranismo liberticida, c’impone di proporre politiche attive di disarmo, di smilitarizzazione, d’invito universale all’obiezione di coscienza, alla solidarietà, al soccorso, all’accoglienza. Mentre l’incendio della guerra purtroppo divampa nel mondo, dobbiamo candidarci a essere i primi portatori d’acqua, che spengono la guerra per portare la pace, senza condizioni. Senza questi elementari prerequisiti, che solo a un occhio superficiale possono apparire ingenui, non c’è progetto di società che possa tenere nel medio/lungo periodo. Il diritto internazionale, il ruolo delle Nazioni Unite, la pregnanza giuridica di Istituzioni quali la Corte Penale Internazionale debbono quindi essere ripristinati, quanto prima. Pena il caos e l’arbitrio del più forte.
Riconvertire ecologicamente società ed economia
Non possiamo dimenticare che viviamo anche tempi segnati dalla crisi climatica. La straordinaria concentrazione di gas/serra e l’innalzamento esponenziale delle temperature hanno creato le condizioni per una tempesta perfetta. Molti nodi della crescita insensata indotta dal capitalismo moderno sono venuti ora al pettine. La comunità scientifica ci dice che abbiamo un lustro, non di più, per invertire la rotta e scongiurare le conseguenze peggiori del global warming (desertificazioni, siccità, eventi meteorologici estremi). La «transizione» che ci attende non sarà, dunque, né semplice, né popolare. Passare dal fordismo alimentato dall’energia fossile (iniqua ma ad alta concentrazione di potenza generativa), a un nuovo modello reticolare e distribuito fondato sulle rinnovabili (democratiche, pulite ma pervasive nel loro basso fattore di capacità), comporta grande senso di responsabilità, a scala collettiva. Non basta più dire che “siamo per le rinnovabili”, dobbiamo cominciare ad accoglierle “nel nostro giardino”. L’obiettivo della neutralità climatica al 2050 si raggiunge infatti se e solo se faremo uno sforzo titanico, tutti assieme. Abbattere ogni spreco (sia sui flussi materici che su quelli energetici), sarà quindi la premessa metodologica di tutte le politiche di settore. Per poi decarbonizzare tutti i comparti economici, a partire da quelli più inquinanti (chimica, siderurgia, trasporti). Infine, avremo l’occasione d’incrociare questa rivoluzione gentile con le opportunità offerteci dall’intelligenza artificiale. Come con tutte le nuove tecnologie, non dobbiamo infatti provare paura, bensì gestirne e indirizzarne gli usi verso posture consapevoli ed eticamente irreprensibili.
Reti per cooperare non per competere …
Infine, una chiosa sugli atteggiamenti. Le reti sociali, nello scenario sfidante che ho brevemente tratteggiato, hanno un compito fondamentale. Di acculturazione. Di divulgazione. Di sensibilizzazione. Un compito di cui, per almeno tre decenni del Dopoguerra (1945/1975), si son fatti carico con profitto i Partiti. Un compito irrinunciabile, di cui comunque qualcuno si deve e si dovrà far carico, anche al tempo di Wikipedia e dell’informazione social. Non entro qui nella disamina puntuale dello stato di salute del Terzo Settore, nazionale e/o regionale, perché non è questa la sede adatta per farlo. Mi limito solo a osservare che le ragioni di appartenenza collettiva per una buona causa, che motivarono generazioni di italiani e di toscani a tesserarsi prima a un Partito e poi a un’Associazione, non sono andate dissolte. Anzi. Dobbiamo, semmai, ricostruire le ragioni profonde di una militanza, che sfidi in campo aperto quella tendenza al volontariato individuale, che registriamo con sempre maggior forza anche sui nostri territori. Per questo, dobbiamo far prevalere, sempre, sinergie e alleanze sulle “piccole/grandi” competizioni di marchio. Solo così torneremo forse appetibili nei confronti di cittadini che spesso (a torto o a ragione) sono nauseati da tutto ciò che odora di rappresentanza.