Politica e cultura, un dialogo da ricostruire di Antonio Floridia
L’appello Carlo Trigilia e Nadia Urbinati hanno inviato alla segretaria del Pd Elly Schlein una lettera aperta, ponendole una questione di non poco conto: «perché il suo impegno per il rinnovamento del Pd non si è accompagnato finora alla riattivazione del circuito tra politica e cultura?»
Gli eventi che stiamo vivendo mettono a dura prova gli schemi interpretativi che ci hanno a lungo accompagnato, e ce ne fanno percepire l’inadeguatezza: i processi reali ci sfuggono da tutte le parti e le categorie che usiamo si logorano nello spazio di un mattino. Ed è la politica, anche quella sorretta dalle migliori intenzioni, che sbanda paurosamente. Specie ora, quando ci troviamo in uno stato di emergenza, e limitandoci alla sinistra italiana, si comprendono i guasti profondi che sono derivati dalla dismissione di tutte le strutture e i canali che collegavano stabilmente elaborazione politica e produzione intellettuale. Per dire, i più giovani forse non lo sanno, ma il Pci aveva anche il Cespi (Centro di studi di politica internazionale): con i partiti di oggi, questa sembra una cosa inimmaginabile.
In compenso – per restare al tema – oggi proliferano think tank e Fondazioni, che nel migliore dei casi cercano di offrire elementi di analisi, ma che non sembra – almeno visto dall’esterno – stringano una qualche relazione stabile con la politica, creando sedi in cui la politica possa fermarsi a riflettere e a irrobustire il quadro teorico e conoscitivo che dovrebbe sorreggere il suo discorso: il mercato degli esperti è florido, ma la politica è in grado di discernere il grano dal loglio?
Più in generale, il tema del rapporto tra politica e cultura è uscito dai radar della politica, e anche per questo merita di essere ripresa, anche se caduta in un momento poco propizio, una lettera aperta che Carlo Trigilia e Nadia Urbinati hanno inviato alla segretaria del Pd Elly Schlein, ponendole una questione di non poco conto: «perché il suo impegno per il rinnovamento del Pd non si è accompagnato finora alla riattivazione del circuito tra politica e cultura?».
Trigilia e Urbinati segnalano un grave problema, che anche su queste colonne varie volte abbiamo sollevato: non basta una sequenza di obiettivi programmatici (in sé tutti meritori) a trasmettere il senso di un disegno complessivo ispirato ai principi di un “riformismo radicale”. Una serie di proposte e di temi programmatici ha bisogno di essere legata, come scrivono gli autori della lettera, ad «un quadro di analisi che metta meglio a fuoco le ragioni del declino della sinistra e dia il senso di una diversa concezione delle relazioni economiche e sociali e delle condizioni di serio pericolo nelle quali si trovano le democrazie».
Hanno ragione, e si potrebbero moltiplicare gli esempi: una visione d’assieme è necessaria anche ai fini dell’efficacia del messaggio su una singola proposta. Per poter essere efficace, una politica deve mobilitare gli interessi che ne possono beneficiare e circoscrivere gli interessi colpiti. Deve far vedere i benefici per i molti, e i costi per i pochi. Una singola proposta, se isolata, magari parla ad un segmento di società, ma rimane muta agli occhi di tutti gli altri, che non trovano ragioni per mobilitarsi. La nuova “promessa” di cui parlano Trigilia e Urbinati non può che essere allora quella di un discorso pubblico unitario e unificante, che indichi grandi obiettivi di riforma del nostro paese, per salvarlo da un declino da tempo già in corso.
E la “radicalità” della proposta può benissimo combinarsi con una solida proposta di governo, può essere presentata con tutto il corredo necessario di saperi scientifici, che non sono certo l’esclusiva di una tecnocrazia solo in apparenza “depoliticizzata”. E questo, per restare ai temi dell’oggi, vale anche per la politica internazionale.
Per tutto questo, per la creazione di quel “quadro di analisi” e di questa visione, un nuovo rapporto tra politica e cultura è essenziale; ma qui il terreno si fa scivoloso. Hanno ragione Trigilia e Urbinati: tutto un vasto mondo di competenze ed esperienze può e deve essere mobilitato per delineare questo progetto di rinnovamento della società italiana. Perché questo non accade e rischia di non accadere? Ovviamente non si rimedia attrezzando singole occasioni (convegni, seminari, o altro) in cui la “cultura” interloquisca con la “politica”. La questione è ben più complicata e richiama il tema dell’identità e della cultura politica del Pd, l’assenza in questo partito (e certo non da oggi, questo va sottolineato) di canali e strumenti di elaborazione intellettuale che lo aiutino a chiarirsi le idee su tutte le questioni più controverse e spinose che rimangono spesso irrisolte, e che sono poi quelle che quotidianamente offuscano la coerenza del partito agli occhi dell’opinione pubblica.
Per questo ritengo che la sacrosanta esigenza posta da Trigilia e Urbinati, riattivare il dialogo tra politica e cultura, possa avvenire solo all’interno di un percorso (lo si chiami come si vuole, ma concentrato sui temi programmatici più urgenti) che deve essere di rango e di portata congressuale, direi anche con la necessaria solennità. È solo dentro questo percorso che possono essere valorizzate competenze ed esperienze, saperi e conoscenze. E ci pare questo anche il solo modo, come scrivono Trigilia e Urbinati, per «uscire dalla logorante guerra di trincea interna al partito», una guerra che rischia di compromettere seriamente il ruolo che il Pd deve svolgere come asse di un’alternativa alla destra.
Qualche esercizio di stile
Presentazione di ChatGPT
Presentazione dell’articolo “Politica e cultura, un dialogo da ricostruire”
(Il Manifesto, 28 giugno 2025)
Nell’articolo pubblicato su Il Manifesto, Antonio Floridia commenta una lettera aperta inviata da Carlo Trigilia e Nadia Urbinati alla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. La loro domanda di fondo è semplice ma cruciale: perché la spinta al rinnovamento del PD non si è accompagnata a una rinnovata alleanza tra politica e cultura?
Floridia prende spunto da questa domanda per allargare lo sguardo alla crisi più generale della politica contemporanea, in particolare della sinistra italiana. Oggi, osserva, i partiti sembrano aver perso quei luoghi di elaborazione collettiva che un tempo garantivano un rapporto costante con la produzione intellettuale e con la ricerca. È un tema di lungo corso: basti pensare che il PCI disponeva di istituti come il Cespi, che studiavano con rigore le questioni internazionali. Al contrario, oggi pullulano think tank e fondazioni, ma raramente riescono a stabilire legami stabili con la politica, che spesso si limita a raccogliere “pacchetti” di esperti, senza ricostruire un tessuto comune di visione e analisi.
Secondo l’articolo, proprio questa assenza di una cornice teorica condivisa spiega l’incapacità della politica di elaborare un messaggio unificante, capace di motivare e mobilitare ampi settori della società. La sequenza di proposte, pur valide, resta così frammentata, incapace di trasmettere un disegno di fondo, una promessa collettiva che renda riconoscibile l’identità di un partito.
Floridia concorda con Trigilia e Urbinati nel ritenere che la sinistra non possa limitarsi a occasioni estemporanee di dialogo con il mondo della cultura. Occorre piuttosto un percorso di riflessione profonda e sistematica, di taglio quasi congressuale, per ricostruire le ragioni ideali e programmatiche di una proposta politica. Solo così, conclude l’articolo, si potrà superare la logorante conflittualità interna e ridare al PD il ruolo di asse di un’alternativa credibile alla destra.
In sintesi, questo contributo denuncia un vuoto di pensiero e di identità che pesa sulla sinistra italiana e invita a ricostruire una relazione strutturata e feconda tra cultura politica e organizzazione partitica, come condizione indispensabile di qualsiasi serio rinnovamento.
Presentazione breve di ChatGPT
Antonio Floridia commenta la lettera di Carlo Trigilia e Nadia Urbinati alla segretaria del PD, Elly Schlein, che denunciano l’assenza di un vero legame tra politica e cultura nel rinnovamento del partito. Oggi la sinistra italiana manca di un quadro di analisi condiviso che dia senso alle proposte e motivi la società. Floridia osserva che non bastano eventi o think tank isolati: serve un percorso serio e strutturato per ricostruire identità, visione e capacità di proposta, unica via per superare i conflitti interni e offrire un’alternativa credibile alla destra.
Presentazione di Deepseek
Presentazione dell’articolo
“Politica e cultura, un dialogo da ricostruire”
di Antonio Floridia – Il Manifesto, 28 giugno 2025
Contesto e tema centrale
L’articolo affronta il preoccupante distacco tra politica e cultura in Italia, con un focus sulla sinistra e sul Partito Democratico (Pd). A partire da una lettera aperta inviata dai sociologi Carlo Trigilia e Nadia Urbinati alla segretaria del Pd Elly Schlein, Floridia riflette sulla crisi di elaborazione teorica nella politica contemporanea, contrapponendola al passato, quando i partiti (come il PCI) disponevano di strutture dedicate alla ricerca e all’analisi (es. il Cespi, Centro di studi di politica internazionale).
Problema sollevato
- Mancanza di visione d’insieme: La politica odierna, incluso il Pd, agisce attraverso proposte frammentarie, prive di un quadro analitico coerente che leghi riforme a un progetto di società.
- Think tank vs. cultura politica: Oggi proliferano fondazioni e gruppi di esperti, ma manca un dialogo organico con la politica, che resta incapace di discernere tra analisi serie e superficiali.
- Identità confusa del Pd: La carenza di strumenti di elaborazione culturale rende il partito incapace di affrontare questioni complesse, minandone la credibilità.
Proposte e soluzioni
Trigilia e Urbinati chiedono al Pd di:
- Ricostruire un circuito stabile tra politica e intellettuali, per definire una visione riformista radicale.
- Superare la logica delle singole proposte a favore di un discorso pubblico unitario, in grado di mobilitare consenso attorno a obiettivi chiari.
- Integrare saperi scientifici nel progetto politico, evitando la deriva tecnocratica.
Floridia aggiunge che questa riconnessione richiede un processo congressuale solenne, dove confrontarsi su temi urgenti e ridefinire l’identità del partito, uscendo dalle lotte interne che ne paralizzano l’azione.
Conclusione
L’articolo è un appello alla rifondazione culturale della politica, in particolare della sinistra. Senza un rinnovato legame con il mondo intellettuale, il Pd rischia di restare prigioniero di un pragmatismo senza anima, incapace di opporsi efficacemente alla destra e di offrire un’alternativa credibile al declino del paese.
Punti chiave:
- Critica alla mancanza di elaborazione teorica nel Pd.
- Necessità di un nuovo riformismo radicale basato su analisi solide.
- Proposta di un congresso programmatico per ridare centralità alla cultura nella politica.
Perché leggerlo?
Offre una diagnosi lucida della crisi della sinistra italiana e propone una via d’uscita: ripartire dalla cultura per ridare senso all’azione politica.