Ucraina le ragioni

Indicazioni di lettura di Gian Luigi Betti
Come l’occidente ha provocato la guerra in Ucraina / Abelow 2023.
Contiene
Indice del volume con l’indicazione dei contributi
la prefazione di Luciano Canfora (compreso il file pdf da scaricare)
La premessa dell’A.
L’Introduzione dell’A. con ampia bibliografia
Il link ad una serie di recensione on line del libro
Il link ad un articolo di Marco Travaglio che sintetizza la questione Ucraina.
La guerra di Ucraina è la naturale conseguenza della politica americana che, dopo la caduta dell’Urss, ha preferito proseguire in una Guerra fredda al fine della totale distruzione della Russia come potenza mondiale. Lo storico americano Abelow riporta in questo saggio tutti gli elementi essenziali alla comprensione dei fatti odierni

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Una guerra annunciata e difficilmente evitabile


Come l’occidente ha provocato la guerra in Ucraina / Benjamin Abelow ; prefazione di Luciano Canfora ; traduzione di Valentina Nicolì. – Roma : Fazi, 2023. – XV, 81 p. ; 20 cm.. – (Le terre ; 268).) – [ISBN] 9791259674265

Seguono:

Indicazioni di lettura di Gian Luigi Betti
Indice del volume con l’indicazione dei contributi
la prefazione di Luciano Canfora (compreso il file pdf da scaricare)
La premessa dell’A.
L’Introduzione dell’A. con ampia bibliograifa
Il link ad una serie di recensione on line del libro
Il link ad un articolo di Marco Travaglio che sintetizza la questione Ucraina


Indicazioni di lettura a cura di Gian Luigi Betti

Nel 1997, due anni prima che la Nato cominciasse la sua espansione ostile verso i confini russi, il presidente Bill Clinton ricevette una lettera aperta che lo metteva in guardia dalle conseguenze di una politica aggressiva verso la Russia, un paese contro il quale era stata da poco vinta la Guerra fredda. A firmarla furono 50 personalità del mondo accademico, della politica e delle forze armate americane, molte dei quali “falchi”, come lo storico Richard Pipes o il politologo Edward Luttwak. La lettera esprimeva la convinzione che rompere la promessa fatta al presidente sovietico Mikhail Gorbaciov fosse “una decisione pessima”, la ricetta per ostacolare i negoziati sul disarmo, tagliando a Mosca le gambe a liberali, riformisti e a tutti coloro che desideravano collaborare con l’Occidente.
Parte da questa lettera il saggio dello storico americano Benjamin Abelow. Un libro, breve, essenziale, un documento indispensabile per comprendere le vere cause e le origini profonde della disastrosa guerra che sta devastando l’Ucraina e sta portando il mondo sull’orlo dell’olocausto nucleare.

Nella sua introduzione In che modo la narrazione orienta la guerra Abelow coglie il presente: “Nei mesi trascorsi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, la spiegazione data per il coinvolgimento dell’America è cambiata. Quella che era stata presentata come una limitata iniziativa umanitaria per aiutare l’Ucraina a difendersi è stata modificata per includere un obiettivo ulteriore: indebolire la capacità della Russia di combattere un’altra guerra in futuro”

Indice

Premessa
Introduzione
1. Le provocazioni dell’Occidente: 1990-2014
2. Le provocazioni dell’Occidente: 2014-2022
3. Mettersi nei panni dell’altro
4. Il timore russo di un primo attacco usa
5. L’allarme degli esperti di politica estera sull’espansione della nato
6. I decisori politici russofobi insistono negli errori del passato
7. Le narrazioni troppo pessimiste diventano profezie che si autoavverano
8. Una storia controfattuale. Conclusione

Nelle pagine seguenti sono disponibili
  • Prefazione di Luciano Canfora
  • Premessa
  • Introduzione : In che modo la narrazione orienta la guerra
  • Recensioni

Premessa

Da duecento anni, sin dall’elaborazione della “dottrina Monroe” nel 1823, gli Stati Uniti fanno appello al tema della propria sicurezza in quasi tutto l’emisfero occidentale. Qualsiasi potenza straniera che posizioni delle forze militari nei pressi del territorio statunitense è ben consapevole di varcare una linea rossa. La politica degli Stati Uniti, quindi, incarna l’idea che sia di fondamentale importanza dove un potenziale avversario schiera le proprie forze. Per la precisione, questo principio costituisce la pietra angolare della politica estera e militare americana, e violarlo è considerato un valido motivo di guerra.
Eppure, rispetto alla Russia, gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO ignorano da decenni questo principio. Al contrario, hanno progressivamente fatto avanzare le loro forze militari verso la Russia, fino ai suoi confini. Lo hanno fatto non prestando troppa attenzione, e anzi talvolta ostentando noncuranza, verso il modo in cui i leader russi avrebbero potuto percepire questa avanzata. Se la Russia avesse intrapreso azioni analoghe rispetto al territorio statunitense – per esempio posizionando delle forze militari in Canada o in Messico – Washington avrebbe mosso guerra e l’avrebbe giustificata come una risposta difensiva allo sconfinamento militare di una potenza straniera.
Se osservata da questo punto di vista, l’invasione russa dell’Ucraina non apparirà come la sfrenata mira espansionistica di un malvagio leader russo, bensì come una reazione violenta e distruttiva alle sconsiderate politiche occidentali: un tentativo di ristabilire attorno al confine occidentale della Russia una zona che sia libera dalle minacce offensive degli Stati Uniti e dei loro alleati. Avendo frainteso il motivo per cui la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Occidente sta dunque basando decisioni di vitale importanza su delle false premesse. E così facendo sta aggravando la crisi e potrebbe procedere come un sonnambulo verso la guerra nucleare.
Questo tema, che illustrerò in dettaglio nel presente volume, si fonda sulle analisi di alcuni studiosi, funzionari governativi e osservatori militari, che introdurrò e citerò via via. Tra questi figurano John Mearsheimer, Stephen F. Cohen, Richard Sakwa, Gilbert Doctorow, George F. Kennan, Chas Freeman, Douglas Macgregor e Brennan Deveraux.


Introduzione dell’autore

In che modo la narrazione orienta la guerra
Nei mesi trascorsi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, la spiegazione data per il coinvolgimento dell’America è cambiata. Quella che era stata presentata come una limitata iniziativa umanitaria per aiutare l’Ucraina a difendersi è stata modificata per includere un obiettivo ulteriore: indebolire la capacità della Russia di combattere un’altra guerra in futuro.
In realtà, è possibile che questo obiettivo strategico fosse sul tavolo sin dall’inizio. A marzo, più di un mese prima che gli Stati Uniti annunciassero la loro nuova linea politica, Chas Freeman, ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale, affermava:
Quello che stiamo facendo, più che accelerare la fine dei combattimenti e un qualche tipo di compromesso, sembra mirare a prolungare il conflitto dando sostegno alla resistenza ucraina – che è una nobile causa, immagino, ma […] causerà numerose morti tra gli ucraini così come tra i russi. 5
L’osservazione di Freeman mette in luce una verità scomoda: i due obiettivi bellici dell’America non sono compatibili tra loro. Laddove un’iniziativa umanitaria dovrebbe tendere a limitare la devastazione e a porre fine rapidamente alla guerra, l’obiettivo strategico di indebolire la Russia richiede una guerra prolungata con il massimo grado di distruzione, una guerra che prosciughi la Russia di uomini e mezzi sul campo di battaglia in Ucraina. Freeman coglie la contraddizione con una battuta di macabro umorismo: «Combatteremo fino all’ultimo ucraino per l’indipendenza ucraina».
Il nuovo obiettivo militare mette gli Stati Uniti in una posizione di confronto diretto con la Russia. Adesso lo scopo è paralizzare una parte dello Stato russo, le sue forze armate. Dall’inizio della guerra, l’amministrazione Biden e il Congresso hanno stanziato oltre cinquanta miliardi di dollari in aiuti per l’Ucraina, la maggior parte dei quali militari. Alcuni funzionari statunitensi hanno rivelato che l’intelligence americana ha autorizzato l’uccisione di una decina di generali russi in Ucraina, nonché l’affondamento della Moskva , la nave ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, che ha provocato la morte di quaranta marinai e il ferimento di altri cento. Gli alleati europei si sono allineati, incrementando così notevolmente il numero e la letalità delle armi spedite in Ucraina. I leader britannici hanno cercato di espandere il campo di battaglia, incitando apertamente l’esercito ucraino a usare armi occidentali per attaccare le linee di rifornimento all’interno della Russia.
Il 27 febbraio, tre giorni dopo l’inizio dell’invasione russa, Vladimir Putin ha annunciato che avrebbe innalzato lo stato di allerta delle forze nucleari russe in risposta alle «dichiarazioni aggressive» dei leader occidentali. A maggio, un consulente della comunicazione di Putin ha avvertito il primo ministro britannico che le sue dichiarazioni e le sue azioni rischiavano di esporre l’Inghilterra a uno tsunami radioattivo generato da uno dei siluri nucleari per attacchi terrestri di cui dispone la Russia. Questo e altri ammonimenti russi circa una guerra atomica sono stati liquidati da quasi tutti gli organi di informazione occidentali come mera propaganda. Tuttavia, ventiquattro ore dopo l’annuncio di Putin del 27 febbraio, le forze armate statunitensi hanno alzato lo stato di allerta a Defcon 3, per la prima volta dagli attacchi del 2001 alle Torri Gemelle 6 . Il risultato è che oggi entrambi i paesi sono più prossimi a uno stato di allerta immediata, il che aumenta la possibilità che un incidente, un errore di calcolo politico o uno sbaglio del computer portino a uno scontro nucleare.
Bisogna inoltre considerare che cosa accadrebbe se la Russia iniziasse a perdere e la sua capacità militare complessiva fosse indebolita al punto da dare a Mosca la percezione di essere vulnerabile a un’invasione. In una situazione del genere gli strateghi russi prenderebbero sicuramente in considerazione l’impiego di armi nucleari tattiche da usare sul campo di battaglia per distruggere le forze nemiche. Non a caso la direttrice dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti, durante un’audizione alla Commissione per le forze armate del Senato a maggio, ha dichiarato che Putin potrebbe usare armi nucleari se si profilasse «una minaccia esistenziale al suo regime e alla Russia, dal suo punto di vista». Ciò potrebbe accadere se dovesse «avere la percezione di star perdendo la guerra» 7 . Se la Russia dovesse usare le armi atomiche, la pressione per una risposta nucleare dell’Occidente, seguita da un’ulteriore escalation, sarebbe insostenibile. Eppure questo scenario – la sconfitta e l’indebolimento della Russia – è esattamente ciò che la nuova politica statunitense mira a raggiungere .
Infine, dobbiamo chiederci che cosa accadrebbe se la guerra si trascinasse al punto che l’opposizione a Putin tra le élite russe portasse alla sua destituzione. Stiamo qui parlando del tanto decantato obiettivo del “cambio di regime”, che negli Stati Uniti è perseguito da un’alleanza informale di neoconservatori repubblicani e liberali democratici interventisti. Il presupposto sembra essere che Putin potrebbe essere rimpiazzato da un fantoccio docile e remissivo, sottomesso agli interessi americani. Gilbert Doctorow, un analista politico indipendente che vive a Bruxelles, con un dottorato di ricerca e successiva formazione in Storia russa, commenta:
Attenzione a ciò che si desidera. La Russia possiede più armamenti nucleari degli Stati Uniti. E ha armi più moderne rispetto agli Stati Uniti. La Russia può radere al suolo gli Stati Uniti in mezz’ora. Davvero si vuole creare scompiglio in un paese come questo? Inoltre, se Putin venisse deposto, chi prenderebbe il suo posto? Qualche smidollato? Un altro ubriacone come Boris El’cin? O magari una specie di Rambo pronto a premere il pulsante? […] Penso sia estremamente imprudente per un paese come gli Stati Uniti invocare un cambio di regime in un paese come la Russia. È quasi suicida. 8
Che lo sgretolamento dell’esercito russo sia stato pianificato fin dall’inizio dagli americani oppure no, questa politica non deve sorprendere perché discende logicamente, persino prevedibilmente, da una più generale narrazione sulla Russia che era già consolidata in Occidente. Secondo questa narrazione, Putin è un insaziabile espansionista cui mancano plausibili motivazioni di sicurezza nazionale a supporto delle sue decisioni. Questa narrazione presenta Putin come un nuovo Hitler e l’avanzata russa in Ucraina al pari dell’aggressione nazista durante la seconda guerra mondiale. Contestualmente essa ritrae la volontà dell’Occidente di scendere a compromessi e negoziare una rapida fine del conflitto come un pio desiderio di pacificazione. Il nuovo obiettivo militare americano scaturisce dunque direttamente dalla percezione occidentale delle motivazioni di Mosca e delle cause della guerra.
A questo punto emerge una domanda fondamentale: la narrazione occidentale sulla guerra in Ucraina è corretta? Se lo è, allora le politiche occidentali potrebbero avere un senso, anche se comportano qualche rischio di un conflitto nucleare. Ma se quella narrazione è sbagliata, allora l’Occidente sta fondando decisioni di vitale importanza su delle false premesse. Se la narrazione è sbagliata, una soluzione negoziata in tempi rapidi, che risparmierebbe la vita a combattenti e civili e allo stesso tempo ridurrebbe notevolmente il rischio di una guerra nucleare, non rappresenterebbe solo una pacificazione. Sarebbe piuttosto una necessità pratica, persino un obbligo morale. Infine, se la narrazione occidentale sulle motivazioni della Russia è sbagliata, è probabile che le azioni intraprese oggi dall’Occidente aggraveranno la crisi e porteranno a una guerra nucleare.
In questo libro sostengo che la narrazione occidentale è inesatta. Anzi, sotto diversi, importanti aspetti, è agli antipodi della verità. La causa sottesa alla guerra non risiede nello sfrenato espansionismo di Putin o nelle follie paranoiche degli strateghi militari del Cremlino, ma nella trentennale storia di provocazioni alla Russia da parte dell’Occidente, cominciate durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica e continuate fino all’inizio del conflitto attuale. Queste provocazioni hanno messo la Russia in una situazione insostenibile, rispetto alla quale la guerra è sembrata, a Putin e al suo staff militare, l’unica soluzione possibile. Nell’esporre questa argomentazione soffermo la mia attenzione in modo particolare sugli Stati Uniti – e li sottopongo a una durissima critica – per il ruolo decisivo che ricoprono nell’orientare le scelte politiche occidentali.
Con la mia critica all’Occidente non intendo certo giustificare l’invasione di Mosca o scagionare i leader russi. Non ho nessuna simpatia per Putin. Nonostante ciò che dirò nelle prossime pagine, credo davvero che avesse delle alternative alla guerra. Ma voglio comprenderlo , nel senso che voglio provare a valutare razionalmente la sequenza causale che lo ha portato a muovere guerra.
Che cosa intendo quando parlo di “provocazioni occidentali”? Molti hanno suggerito che l’espansione della NATO nei paesi dell’Europa orientale abbia contribuito alle tensioni. Questa affermazione è corretta ma incompleta. Tanto per cominciare, le implicazioni dell’allargamento della NATO rimangono troppo spesso sul piano dell’astrazione, senza considerare seriamente la minaccia concreta alla Russia. Inoltre, gli Stati Uniti e i loro alleati, sia individualmente sia in coordinamento tra loro, hanno intrapreso azioni militari provocatorie che non sono direttamente legate alla NATO . Accendere i riflettori sulla NATO è importante, ma occuparsi solo di essa mette in ombra tutta la portata e la gravità delle difficoltà che l’Occidente ha creato alla Russia.
Come anticipazione di ciò che seguirà nelle prossime pagine, elencherò qui di seguito le principali provocazioni occidentali, che poi illustrerò e commenterò nel corso del libro. Negli ultimi trent’anni, gli Stati Uniti, a volte da soli, a volte con i loro alleati europei, hanno fatto quanto segue:
– hanno allargato la NATO di oltre 1600 chilometri verso est, spingendola fino ai confini della Russia e ignorando così le rassicurazioni precedentemente date a Mosca;
– si sono ritirati unilateralmente dal trattato sui missili antibalistici (Anti-Ballistic Missile Treaty, trattato ABM ) e hanno collocato sistemi di lancio antibalistici nei paesi NATO di recente adesione. Queste basi possono anche ospitare e lanciare armi nucleari offensive contro la Russia, come i missili da crociera Tomahawk dotati di testata nucleare;
– hanno contribuito a preparare, o forse direttamente istigato, un golpe armato di estrema destra in Ucraina. Questo colpo di Stato ha sostituito un governo filorusso eletto democraticamente con uno filoccidentale non eletto;
– hanno condotto innumerevoli esercitazioni militari della NATO vicino al confine con la Russia. Tra queste, anche esercitazioni a fuoco vivo con razzi il cui obiettivo era simulare attacchi ai sistemi di difesa aerea all’interno della Russia;
– hanno affermato, senza che vi fossero pressanti necessità strategiche, e incuranti della minaccia che una tale mossa avrebbe rappresentato per la Russia, che l’Ucraina sarebbe diventata un membro della NATO . La NATO ha poi rifiutato di abbandonare questa strada anche quando, così facendo, avrebbe potuto evitare la guerra;
– si sono ritirati unilateralmente dal trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, aumentando la vulnerabilità russa a un primo attacco statunitense;
– hanno armato e addestrato l’esercito ucraino mediante accordi bilaterali e tenuto regolari esercitazioni congiunte di addestramento militare all’interno dell’Ucraina. L’obiettivo era di costruire l’interoperabilità militare a livello della NATO prima ancora di integrare formalmente l’Ucraina nell’Alleanza;
– hanno indotto la leadership ucraina ad assumere una posizione intransigente nei confronti della Russia, esacerbando la minaccia verso la Russia ed esponendo l’Ucraina alla ritorsione militare russa.

Vista la gravità della crisi e la sua evoluzione decennale, e visto che una guerra termonucleare – ossia combattuta con bombe all’idrogeno – costituisce una minaccia esistenziale per tutti i paesi coinvolti, così come per l’umanità in generale, presenterò il mio punto di vista nel modo più chiaro e sistematico possibile. Ho suddiviso il libro in otto brevi capitoli che sviluppano l’argomentazione in maniera graduale.
Il primo capitolo ripercorre cronologicamente le provocazioni occidentali alla Russia durante il periodo 1990-2014. Il secondo capitolo allarga questa indagine fino all’avvio dell’invasione russa del febbraio 2022. Nel terzo capitolo provo ad analizzare come reagirebbero gli Stati Uniti “nei panni della Russia”, cioè se quest’ultima agisse nei loro confronti come l’Occidente ha agito nei confronti della Russia. Il quarto capitolo illustra le implicazioni per la sicurezza russa del ritiro americano dal trattato sui missili nucleari a raggio intermedio siglato nel 1987.
Il quinto capitolo espone come diversi esperti di politica estera degli Stati Uniti abbiano pubblicamente avvertito che l’espansione della NATO avrebbe portato al disastro. Il sesto capitolo descrive come i responsabili della fallimentare politica espansionistica della NATO stiano ora incaponendosi nei propri errori. Il settimo capitolo spiega come la percezione troppo pessimistica delle intenzioni dei potenziali avversari tenda a diventare una profezia che si autoavvera. L’ottavo capitolo presenta una storia controfattuale, analizzando ciò che sarebbe potuto accadere se l’Occidente avesse agito diversamente. In quest’ultimo capitolo si affronta anche la questione di chi sia il principale responsabile del disastro in corso in Ucraina.
5 Intervista a Chas Freeman, 24 marzo 2022, < https://thegrayzone.com/2022/03/24/us-fighting-russia-to-the-last-ukrainian-veteran-us-diplomat/ >.
6 Per la dichiarazione di Putin del 27 febbraio, si veda < https:// www.armscontrol.org/act/2022-03/news/putin-orders-russian-nuclear-weapons-higher-alert >. Sui livelli Defcon, nel presente e nella storia, con relative spiegazioni, si veda < https://www.defconlevel.com/ > e < https://www.defconlevel.com/history.php >.
7 Avril Haines, audizione, 10 maggio 2022, < https://www.c-span.org/video/?c5014371/us-believes-russian-president-putin-preparing-prolonged-conflict# >.
8 Intervista a Gilbert Doctorow, < https://www.youtube.com/watch?v=CHbHx44ohTE >, a partire dal minuto 56,30.

Recensioni
Come l’occidente ha provocato la guerra in Ucraina – Recensione di Patrizia Cecconi
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-come_loccidente_ha_provocato_la_guerra_in_ucraina__recensione/47311_49163/

Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina. Benjamin Abelow
Pubblicato il 18 Marzo 2023 di Marco Pondrelli
https://www.marx21.it/cultura/come-loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina-benjamin-abelow/

Oltre la geopolitica. Storia, economia e soggettività politica di Carlo Formenti
https://sinistrainrete.info/geopolitica/25156-carlo-formenti-oltre-la-geopolitica.html?highlight=WyJhYmVsb3ciXQ==

“Come l’occidente ha provocato la guerra in Ucraina” di Enrico Tomaselli
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/25181-enrico-tomaselli-come-l-occidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina.html?highlight=WyJhYmVsb3ciXQ==

Un articolo di Travaglio che sintetizza la questione Ucraina

Ucraina – Stoccafissi & Baccalà (stoccafissiebaccala.it)

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