Perché la guerra? / Frédéric Gros

Perché la guerra? Frédéric Gros. Nottetempo srl, Saggi. Figure, 2024

Nonostante le speranze di un’era post-bellica dopo il 1945, la guerra persiste, mutando forma: dai conflitti “regolati” alle guerre per procura, fino alla “caotizzazione” globale. Frédéric Gros interroga filosofi (da Hobbes a Schmitt) e analizza casi concreti (Ucraina, Gaza) per rispondere alla domanda che ossessiona l’umanità: perché la guerra?
Il saggio smonta i miti:

  • La guerra non è “naturale”, ma un costrutto politico e morale.
  • L’ONU ha fallito nel prevenirla, mentre proliferano attori non statali (Hamas, milizie).
  • Nessuna guerra è “giusta” in senso assoluto: ogni violenza si auto-giustifica come risposta a un’ingiuria.

Gros arriva alla domanda finale: se la guerra crea Stati (e viceversa), per quale pace vale la pena combattere? Un’indagine che unisce storia, filosofia e attualità.

Scheda Analitica

Struttura e Contenuti

  1. Diagnosi del presente:
    • Il “ritorno” della guerra (Ucraina) e l’illusione della pace post-1945.
    • Dalla guerra fredda (equilibrio nucleare) alle guerre “ibride” (droni, proxy wars).
  2. Tipologie di guerra:
    • Guerra giusta: Analisi critica del concetto (da Agostino all’ONU).
    • Guerra totale: Distruzione senza limiti (es. Gaza 2023).
    • Guerra di caotizzazione: Obiettivo non la vittoria, ma il caos permanente (es. Siria).
  3. Filosofia politica:
    • Hobbes: La guerra come “stato di natura”.
    • Schmitt: Il nemico come categoria esistenziale.
    • Freud: L’istinto di morte e la pulsione aggressiva.

Tesi Centrali

  • La guerra è un’istituzione, non un incidente: crea Stati, confini, identità.
  • L’ONU è impotente: Sovranità nazionale > sicurezza collettiva.
  • L’eroismo è un mito: La guerra moderna è anonima (droni) o barbara (stragi di civili).

Casi di Studio

  • Ucraina: Guerra “classica” con elementi high-tech (satelliti, cyberwar).
  • Gaza: Guerra asimmetrica e “punizione collettiva”.
  • Africa: Guerre per procura (Wagner, milizie jihadiste).

Lessico Chiave

Guerra giusta – Caotizzazione – Stato di natura – Nemico – Pace armata – Violenza legittima

Pregi e Limiti

✔ Approccio interdisciplinare: Filosofia + storia + geopolitica.
✔ Attualità: Lega Hegel alla cronaca (es. il ruolo dei social media nei conflitti).
✖ Assente: Analisi economica (guerra come business).

Consigliato a: Studenti di filosofia politica, attivisti pacifisti, chi cerca risposte oltre i titoli dei giornali.


Edizione: Nottetempo, 2024 | Pagine: 190 | ISBN: 978-88-331-5678-9

Indice

 Lo spettro della guerra. Intervista a Frédéric Gros
 Introduzione: Questa volta, è davvero guerra
 Un “ritorno” della guerra, davvero ? Guerre binarie, guerre globali, guerre di caotizzazione
 Eroismo e barbarie
 Che cos’è una guerra “giusta”?
 Lo Stato fa la guerra e la guerra fa lo Stato
 L’idea di guerra totale
 Perché la guerra?
 Conclusione: E per quale pace, la guerra?
 Note

Editore

La guerra sarebbe “morta a Hiroshima” quasi ottant’anni fa, per usare l’espressione di un generale francese. Nel senso che non la si poteva più concepire, dopo la colossale distruzione della Seconda Guerra Mondiale. Sembrava un punto terminale, sancito dall’equilibrio perverso della Guerra Fredda in bilico sull’apocalisse nucleare e dalla creazione dell’ONU nel 1945, il cui scopo principale era impedire nuovi, catastrofici conflitti internazionali. Eppure, come Frédéric Gros osserva esplorando sia il concetto di guerra, sia la sua origine, i suoi stili, le sue pratiche storiche e l’immaginario che li attraversa, la guerra non si è mai fermata, né accenna a farlo. Come mostrano, con un’evidenza tragica e lampante, l’attuale conflitto in Ucraina (il ritorno della guerra vera, si è detto superficialmente) e la massiccia offensiva israeliana nella Striscia di Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Guerra classica, guerra “regolata” o deregolamentata, “giusta da entrambe le parti” o per “giusta causa”, guerra totale, globale, di “caotizzazione” o per procura: mentre le forme dei conflitti si trasformano e le distinzioni tipologiche si susseguono, resta ineludibile una domanda “di fronte alla quale la filosofia indietreggia”: perché la guerra? Chiamando a raccolta grandi filosofi politici, da Platone a Machiavelli, da Hobbes a Marx, senza dimenticare le intuizioni di Freud e le analisi di Schmitt, Gros cerca di rispondere a quest’interrogativo, legato ad altre questioni decisive: cos’è una guerra “giusta”? Quali sono le forze morali coinvolte in un conflitto, e qual è l’“ingiuria” che rende lecita la violenza armata? È lo Stato che fa la guerra o è la guerra che fa lo Stato? Fino alla domanda ultima, e insieme più stringente: per quale pace, la guerra?

RECENSIONI 

Perchè la Guerra – Filosofemme

La domanda “Perché la guerra?” (e di conseguenza “Perché non si può evitare la guerra?”) alla luce degli avvenimenti di questo preciso periodo storico, è particolarmente attuale.

La prima domanda è proprio il titolo di un libro che è stato pubblicato a Parigi, con il rispettivo titolo francese Pourquoi la guerre? nel 2023 e quest’anno tradotto in italiano dalla casa editrice nottetempo.

Si tratta del testo di Frédéric Gros, un filosofo francese nato nel 1965 i cui studi si sono focalizzati su Michel Foucault. 

L’autore francese, nel suo Perché la guerra?, si interroga, come il titolo suggerisce, sulle ragioni profonde che spingono gli esseri umani a farsi la guerra e che impediscono l’esistenza di una condizione di pura pace.

Nell’indagare queste ragioni, Gros prende le mosse dai due conflitti che attualmente si stanno svolgendo in Ucraina e nel Medio Oriente.

La coesistenza di queste due guerre ha creato, nell’Europa Occidentale, la percezione di un accerchiamento di conflitti.

A questo ci stiamo, a quanto pare, abituando: dopo un primo momento di smarrimento e incredulità, nel quale ci siamo interrogati e tenuti aggiornati sugli eventi, l’interesse verso queste due guerre è gradualmente scemato.

L’interesse iniziale è però stato impattante.

Pareva, infatti, prima dell’inizio di questi due conflitti che la guerra fosse cambiata, o meglio, che fosse presente ma frantumata tra casi di terrorismo e guerre ibride. La nozione di guerra si identificava, dunque, con i cosiddetti stati di violenza, su cui Gros si era focalizzato in un precedente saggio, intitolato proprio États de violence. (1)

Questa situazione è, però, cambiata il 24 febbraio 2022

Considerato l’avvenimento politico di quel giorno, ovvero l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, Frédéric Gros sottolinea come, di fronte a quanto accaduto, ci sia stato un allarmarsi singolare di noi italianə, inglesə, francesə e tedeschə.

In quell’occasione è, infatti, sorta in noi occidentali una consapevolezza, ovvero che quella fosse davvero una guerra e che la situazione internazionale costituita dai cosiddetti “stati di violenza” fosse finita.

Quella era la vera guerra alle porte dell’Europa, ed era una vera guerra che stava tornando. (2)

Risulta naturale, a questo punto, chiedersi cosa sia una vera guerra. La risposta è apparentemente semplice: è un conflitto in cui o si uccide oppure si muore di fronte a un nemico è uno “scambio di morti”. (3)

Si tratta anche di un conflitto caratterizzato da uno schema binario in cui due Stati, due popoli oppure due figure della politica si contrappongono: vi sono necessariamente un buono e un cattivo, un colpevole e un innocente.

E, infine, la vera guerra è costituita da “ragioni”, “giustificazioni” e “regole”. (4)

Per comprendere se questo nostro timore sia legittimo o meno, Frédéric Gros analizza i diversi tipi di guerra (guerre binarie, globali e di caotizzazione), per darci una chiave di interpretazione del conflitto russo-ucraino.

Si focalizza, inoltre, su questioni come il significato di guerra giusta, il rapporto tra Stato e guerra, l’idea di guerra totale e altre diverse sfumature del concetto.

Solo dopo aver fornito questo quadro completo, il filosofo francese giunge a dare risposte all’effettiva domanda del titolo: «Perché la guerra? Perché gli uomini si fanno la guerra, perché da così tanto tempo?». (4)

Sicuramente questa domanda non è nuova nella storia della filosofia e del pensiero, bensì si tratta di un interrogativo a cui hanno tentato di dare una risposta diverse discipline, tra cui antropologia, economia, psicologia, storia, filosofia, e tante altre.

Le risposte forniteci sono state diverse e tutte, secondo Gros, insoddisfacenti. 

Esiste però una triade presente nei tre grandi pensatori della guerra, ovvero Tucidide, Thomas Hobbes e Raymond Aron che, invece, può aiutarci concretamente a rispondere al nostro interrogativo.

La guerra per loro ha tre diverse cause che corrispondono a quelle passioni fondamentali che Hobbes definisce nel capitolo XIII del Leviatan, “naturali” (5).

Queste tre passioni sono l’avidità, la paura e, per ultima, la ricerca di gloria.

A queste tre passioni che rispondono alla nostra domanda, la cui risposta viene approfondita nel penultimo capitolo del libro di Gros, viene affiancata l’idea che l’umanità tenda alla guerra per la sua natura animale. A questa seconda spiegazione, sicuramente povera, soprattutto in confronto alla prima, viene comunque dedicato spazio.

Il trattato, per concludere, propone delle risposte a un ulteriore domanda: “E per quale pace, la guerra?”. Prendendo le mosse da filosofi del calibro di Kant, autore del famoso trattato Per la pace perpetua, ma anche Rousseau, Spinoza, Leibniz e Marx, Frédéric Gros tenta di dare una risposta a questa domanda. 

Chiedersi cosa sia la guerra e perché non se ne possa fare a meno è oggi, più che mai, fondamentale.

Altrettanto fondamentale è chiedersi quale sarà la pace, se c’è una pace per cui la guerra si svolge. Il libro di Frédéric Gros, finalmente tradotto e venduto in Italia, ci consente di dare risposte a queste nostre domande che non possono che sorgere spontanee ogni volta che sentiamo, o vediamo, le notizie su ciò che accade poco più in là.